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Una proposta di legge d’iniziativa popolare degli agricoltori firmata dai consumatori per salvare il settore primario. È ciò che propone Tonino Monfeli, leader del movimento di protesta degli agricoltori nato nella Tuscia che da ieri è tornato a protestare con un presidio fisso nella rotatoria davanti il casello autostradale di Orte.
Un presidio indipendente, senza sigle politiche o datoriali, che ha visto però, almeno come condivisione d’intenti, l’adesione di Confagricoltura e Cia. «L’anno scorso abbiamo cominciato la protesta con 7 trattori – dice Monfeli – e oggi (ieri, ndr) iniziamo allo stesso modo. La speranza è che, nei prossimi giorni, sia partecipata questa protesta. L’agricoltura ha bisogno di scendere in piazza per risolvere problemi di fondo che sono diventati più gravi di un anno fa. In Italia hanno chiuso quasi 40 mila aziende agricole in un anno, i dati sono sconfortanti perché chi rimane è indebitato: c’è chi la prende con i sindacati, chi con il governo, chi con l’Europa, ma secondo me il tutto deriva dal grande capitale internazionale che muove il libero mercato, libero solo per chi ci vuole opprimere». In queste parole il senso di una protesta che, per Monfeli e i suoi, non ha confini. «Siamo ingabbiati nella nostra piccola azienda e non riusciamo a fare reddito – continua il leader del movimento – i nostri figli e nipoti preferiscono andare all’Estero pur di non soffrire. Sono innumerevoli le richieste di terreni da parte delle multinazionali che producono energia: le espropriazioni, però, non danno nessun beneficio ai proprietari terrieri». Quindi il problema caro-bollette. «La bolletta elettrica che paghiamo noi – aggiunge Monfeli – è la più salata di tutta Europa e, con le servitù dei pannelli fotovoltaici, dovremmo avere benefici per ciò che stiamo pagando a caro prezzo». Senza dimenticare il nuovo problema del Deposito nazionale di scorie nucleari. «Stanno espropriando terreni per la possibile realizzazione del deposito di scorie radioattive – dice ancora Monfeli – che conterrà per migliaia di anni rifiuti nocivi. Ma chi deciderà nel tempo se queste scorie sono inermi sul cibo o ci rovineranno e basta?». Sulle prospettive della protesta il leader spiega che «continuerà anche se non in piazza: ci stiamo coordinando con altri gruppi, anche non agricoli, per un evento a livello nazionale e un’attività ancora più incisiva. La protesta in piazza con i trattori è simbolica ma non porta a nulla». Monfeli, quindi, ricorda due punti importanti ottenuti dopo il primo anno di proteste: «la proposta d’iniziativa popolare degli agricoltori, che sarà firmata anche dalle rappresentanze dei consumatori, e l’unità del movimento agricolo che quest’anno c’è, la divisione è stata superata fortunatamente. La gente, però, stenta a capirla questa cosa».