CIVITAVECCHIA – Anche la giornalista Barbara Bordicchia ha voluto ricordare Giampiero Romiti: « Tutto quello che so sul mestiere più bello del mondo io l’ho imparato da Giampiero Romiti. Lui mi ha insegnato la differenza tra fare la giornalista ed essere giornalista, che non è solo un verbo, no, è l’essenza di un lavoro che è più di tutto una passione. Ho sempre ammirato la sua forza, la sua determinazione. Uno che non molla mai, che ha sempre una risposta pronta per ogni domanda e una domanda pronta dopo ogni risposta. Ironico, divertente, le risate più belle che ricordo sono quelle dei giorni in redazione a Il Tempo, scene indimenticabili che ho sempre pronte lì nella memoria e spesso tiro fuori come una bibita fresca d’estate. Se avevi una personalità forte o una caratteristica particolare, sia che gli andassi a genio oppure no, c’era un bel soprannome pronto per te. Alcuni erano degni di un genio della risata. Con il suo fare diretto, spesso ruvido, ti diceva quello che pensava in modo asciutto e tagliente ma a volte era capace di complimenti sul tuo lavoro che ti spiazzavano. “Oggi sembrate la redazione del Washington Post”, ci motivava quando eravamo tutti assorti a scrivere e il ticchettio delle tastiere sostituiva le chiacchiere. E lo diceva soddisfatto, sapendo che quella era la cosa più bella che potesse dire ad un giornalista. Scriveva in modo creativo e originale e aveva il senso della notizia più di chiunque altro.

Giampiero era una persona eccezionale, generosa che quando credeva in te te lo dimostrava in ogni modo. Se sono diventata professionista lo devo a lui, che prese l’auto una mattina e andò a Roma all’Ordine dei Giornalisti per testimoniare sul mio lavoro. Ed è stato lui fino all’ultimo a tentare di convincermi a restare al giornale. L’unica volta che non l’ho ascoltato e avrei dovuto. Lui mi ha insegnato che cos’è una notizia, l’odore inconfondibile del giornale appena stampato, che bisogna scrivere quello che gli altri non hanno, che la locandina va strillata forte, che senza un buon titolo un buon pezzo vale poco. Mi ha insegnato la correttezza, a cercare sempre la verità, a seguire l’istinto. Giampiero è tutte queste cose e anche di più e anche se non ci vedevamo da un bel po’ era come se fosse sempre presente. Tutte le persone che mi sono vicine e non l’hanno conosciuto sanno chi è attraverso i miei racconti. Quegli anni in redazione fanno parte di me e sarà ancora così per tutta la mia vita. Ciao Giampiè, sarai per sempre il mio maestro. Un abbraccio forte a Rita e Giuditta».