PHOTO
CIVITAVECCHIA – «Siamo in ritardo e l’impegno a riconvocare il tavolo col Governo nell’anno che verrà non ci lascia per niente tranquilli». I segretari di Cgil e Uil Stefania Pomante e Giancarlo Turchetti analizzano quanto emerso nel corso dell’ultima riunione del tavolo interministeriale. «Abbiamo lavorato con impegno affinché l’intero tessuto produttivo e sociale condividesse con le istituzioni una mappa, denunciando costantemente l’urgenza di partire e il ritardo col quale ci stavamo misurando. Il documento condiviso da tutti gli attori territoriali e presentato al Governo – hanno evidenziato – è il risultato di anni di lavoro, di confronti, anche aspri a volte, che alla fine hanno prodotto una sintesi condivisa all’interno della quale tutto si tiene e rispetto alla quale nessun pezzo è trascurabile, rinviabile, da verificare». Nessun passo indietro quindi è ammesso, neanche passi di lato. «Ragionare di rallentamento della transizione energetica comporta rischi evidenti, soprattutto per Civitavecchia – hanno ricordato Pomante e Turchetti – i finanziamenti europei (PNRR) e la realizzazione delle infrastrutture finalizzate alla transizione hanno come termine il 2026 ed i tempi di produzione energetica da rinnovabili sono individuati al 2029. Per far sì che questo si realizzi è possibile, anzi doveroso far partire i cantieri delle infrastrutture ( banchina grandi masse ad esempio) entro il 2025. Ecco perché rinviare l’inizio di alcuni progetti fa venir meno gli obiettivi strategici che sono alla base del possibile sviluppo offerto dalla transizione: la messa in opera delle infrastrutture necessarie non è una premessa teorica, è la nascita di cantieri, la crescita occupazionale, l’arrivo di molto lavoro. La vera scommessa per quanto riguarda l’eolico offshore non è l’istallazione delle pale in mare e la produzione di energia rinnovabile, cosa importantissima di per se che probabilmente si farà, ma la capacità di realizzare a Civitavecchia un polo industriale capace di produrre le tecnologie necessarie alle rinnovabili: produzione e assemblaggio in sito, facendo del Porto un punto di riferimento per l’intero mediterraneo. Ecco il nodo fondamentale che farà la differenza per il territorio e i lavoratori tutti, assieme al polo logistico per il quale aspettiamo da Enel conferma e impegno».
Secondo i due sindacati, quindi, «la transizione energetica e ambientale non può essere affidata esclusivamente alla buona volontà di alcune aziende, come sembrava emergere nel corso dell’incontro – hanno aggiunto – il Governo, ne siamo convinti, ha il compito di dare degli indirizzi e missioni alle aziende, soprattutto se partecipate, incentivandone e indirizzandone scelte e obiettivi. Sarà necessario ridisegnare le professionalità necessarie, attraverso piani formativi mirati dei quali ancora stentiamo ad occuparci. Purtroppo di tutto questo ieri al tavolo con il governo si è parlato molto poco, tranne alcune rare eccezioni. È tempo che alla disponibilità dichiarata seguano scelte e fatti conseguenti, a partire dalla modica dell’art.9 del decreto energia affinché Civitavecchia sia inclusa tra i porti interessati. Sono esattamente quelli elencati i temi sui quale chiediamo a tutte le istituzioni di impegnarsi e portare a casa risultati concreti in tempi rapidi. Era il 2019 quando i lavoratori di Civitavecchia, le associazioni degli imprenditori, quelle dei cittadini del territorio hanno iniziato a manifestare e incalzare le istituzioni per una giusta transizione energetica e ambientale avendo come obiettivo una riconversione del modello industriale e produttivo verso una dimensione sostenibile che tenesse al centro la qualità del lavoro e lo sviluppo del territorio. Da allora di strada ne abbiamo fatta – hanno concluso - fino a disegnare con precisione le nuove opportunità, i progetti che potessero nel dettaglio produrre nuova occupazione stabile per gli oltre 800 lavoratori che da anni vivono in bilico».