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CIVITAVECCHIA – La violenza di genere, e in special modo quella contro le donne, è un fenomeno sociale ormai diffuso e in forte crescita. Al netto del numero dei casi denunciati alle autorità competenti, la maggior parte delle vittime non arriva a compiere quel passo, stretto tra la vergogna e la paura di cosa potrebbe accadere.
In questo contesto, cosa può fare una Asl? «Da sola ben poco, ma in sinergia con altre istituzioni e con le associazioni del terzo settore è possibile creare una rete capace di generare fiducia, sensibilizzare e informare la popolazione, essere operativa nel dare sostegno, a diversi livelli, a chi ne ha bisogno. Questo è quello che la Asl Roma 4 sta cercando di fare nel territorio attraverso lo strumento del Tavolo operativo interistituzionale, nato oltre un anno fa da un protocollo d’intesa sottoscritto con la Procura di Civitavecchia e l’Ordine degli Psicologi, e che nel tempo si è arricchito di diversi attori. I partecipanti, sono stati divisi in quattro gruppi di lavoro, e ciascuno per la propria competenza sta portando avanti una serie di attività. Questa settimana, poi, abbiamo partecipato a Roma ad un tavolo con le Procure di Civitavecchia, Tivoli e Velletri per scambiare le nostre esperienze e condividere le buone pratiche attive nei diversi territori. Solo un approccio sinergico, collaborativo e basato sul confronto tra diverse esperienze risulta efficace al fine di creare quella rete di supporto di cui necessitano le vittime».
Quali sono i nodi cruciali di questa rete? «Sicuramente le istituzioni, ma anche i CAV, i diversi sportelli di ascolto, i commissariati e le questure. Gli attori principali, quelli che intercettano in prima battuta una richiesta di aiuto sono proprio loro i volontari dei CAV e degli sportelli di ascolto e gli agenti delle forze dell’ordine. Credo poi che debbano essere coinvolti anche i Medici di base ed i Pediatri di libera scelta, che sono un punto di contatto fondamentale con le famiglie e che possono dare un grande contributo nell’intercettare il fenomeno e nel fornire alle vittime le informazioni di riferimento. Non sempre poi sia ha il coraggio di procedere con una denuncia ma, soprattutto per gli agenti delle forze dell’ordine, cogliere segnali di allarme e creare un rapporto di fiducia sono ingredienti necessari per riuscire a intercettare un possibile reato e quindi indirizzare la vittima verso un percorso di sostegno e aiuto. Proprio per questo nei mesi precedenti il personale di Polizia e Carabinieri che ha aderito al tavolo, ha seguito un corso di formazione sul tema».
Il fenomeno della violenza investe quindi le istituzioni chiedendo operatività nel fronteggiarlo, a fianco a questo tipo di azioni ci sono poi quelle rivolte all’informazione e alla sensibilizzazione. In che modo viene curata questa sfera? «Con un apposito gruppo di lavoro che ha il compito di creare contenuti informativi e di sensibilizzazione. Si tratta di un fenomeno propriamente culturale, emerso in maniera preponderante negli ultimi anni, ed è nostro compito, non solo intervenire quando il fatto si compie ma far si che ciò non avvenga. Per questo il tavolo interistituzionale, subito dopo i primi incontri, ha sentito l’esigenza di aprirsi all’esterno e soprattutto di coinvolgere le giovani generazioni e sensibilizzarle nel tentativo ultimo di contribuire, nel nostro piccolo, a correggere la deriva culturale che vede sempre più protagonista la violenza. Abbiamo così iniziato ad organizzare gli incontri del Tavolo Interistituzionale all’interno degli istituti scolastici superiori del territorio che ci ha portato a confrontarci con gli studenti e a conoscere la loro percezione del fenomeno».
Nel mese di ottobre, all’Istituto d’Istruzione Superiore Guglielmo Marconi di Civitavecchia, si è riunito per il sesto appuntamento il tavolo interistituzionale. Quali le novità? «Quest’ultimo appuntamento è stato molto emozionante, per l’accoglienza che i ragazzi ci hanno riservato, e molto importante dal punto di vista operativo perché stiamo entrando nel merito di diversi progetti. Primo fra tutti quello relativo ai PCTO, ossia i progetti di alternanza scuola lavoro. Le scuole interessate possono aderire alla convenzione e inserire tra le proposte da illustrare ai ragazzi anche la nostra. Gli studenti che sceglieranno questo percorso potranno capire come funzionano e interagiscono tra loro i diversi nodi della rete e saranno inseriti o nello Sportello antiviolenza presente nella Procura di Civitavecchia, o in quelli degli ospedali di Civitavecchia e Bracciano, oppure presso il Dipartimento di Salute Mentale, nei Consultori familiari, al SerD o il servizio Cad. Si tratta di un’esperienza formativa importante e dalla duplice valenza perché da una parte permette di conoscere le storie di chi si rivolge ai servizi e quindi toccare con mano il peso e le conseguenze degli atti di violenza, dall’altra permette di scoprire le diverse professioni sanitarie e la loro attività. Abbiamo già stipulato tre convenzioni con altrettanti Istituti scolastici e ora ci auguriamo che l’adesione sia massiccia. Il prossimo incontro sarà il 23 gennaio, ripartiremo dal Distretto 3 e vedremo in quale scuola riunirci per verificare anche l’adesione ai PCTO».
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