Nel 2023 Viterbo è risultato il peggiore comune capoluogo del Lazio e il 19° peggiore italiano per l’indicatore di tempestività dei pagamenti della pubblica amministrazione con 19 giorni di ritardo rispetto ai tempi pattuiti contrattualmente con le piccole e medie imprese e i privati.

E’ l’ufficio studi della Cgia di Mestre a renderlo noto. Nel primo trimestre 2024, invece, i dati non sono neanche disponibili.

Nel Lazio, nel 2023, la migliore città capoluogo per i tempi di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese del territorio è risultata Frosinone con l’anticipo dei pagamenti di 13,02 giorni sulle statuizioni contrattuali tra pubblica amministrazione e Pmi che la rendono 30° migliore in Italia (nel primo trimestre 2024 i dati non sono disponibili). Segue Latina con 11,27 giorni d’anticipo rispetto alle pattuizioni contrattuali (e 10,74 giorni d’anticipo nel primo trimestre 2024) con dati riferiti solo al 4° trimestre dell’anno; quindi Roma con un ritardo medio di 7,34 giorni sui contratti Pa-Pmi (e di 3,14 giorni di ritardo nel primo trimestre 2024) che la fanno 89° in Italia. Il peggiore comune italiano del 2023 e del primo trimestre 2024 è stato Napoli con ben 143,06 giorni di ritardo sui pagamenti e 82,29 nel primo periodo del 2024. Seguono Andria (89,49 giorni di ritardo); Chieti (61,85); Raggio Calabria (54,80); Agrigento (53,499; Isernia (53); Vibo Valentia (41); Catania (36,77); Caserta (33,41) e Foggia (27,80). Se, nel complesso, il Meridione d’Italia è interamente la peggiore area del Paese per i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, il migliore comune in Italia e unica eccezione è Palermo, che è nettamente la prima città capoluogo e area metropolitana italiana, nei tempi di pagamento, con 65,48 giorni d’anticipo rispetto alle scadenze contrattuali tra Pa e Pmi. Seguono Pordenone e Grosseto con 21,84 giorni d’anticipo); Padova (-21,47); Forlì (-20,68); Trento (-20,16); Verona (-20); Savona (-19); Novara (-18,88) e Modena (-18,79). Gli unici altri comuni del Sud che, insieme a Palermo, hanno fatto riscontrare l’indice di tempestività dei pagamenti inferiore alle pattuizioni contrattuali tra pubbliche amministrazioni e piccole e medie imprese sono Bari e Cagliari. Malgrado i miglioramenti, come nota la Cgia di Mestre, nel 2023 ammontano ancora a 50 miliardi di euro i debiti commerciali della Pa italiana, livello che è identico negli ultimi 5 anni. La Cgia nota anche la prassi definita “diabolica” della Pa di raggirare il peggioramento dell’indice di tempestività dei pagamenti saldando, in tempi più brevi, i debiti maggiori (quindi emessi dalla imprese più grandi e forti economicamente), mentre i debiti più piccoli (quindi delle Pmi) sono saldati in ritardo spesso volutamente. Anche la Corte dei Conti ha criticato queste modalità di pagamento. Sono prassi che sono state sanzionate dall’Unione europea rispettivamente con la sentenza del 28 gennaio 2020 della Corte di giustizia europea che ha affermato la violazione, da parte dell’Italia, dell’articolo, 4 della direttiva Ue 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra Pa e imprese private. Quindi è da citarsi la procedura d’infrazione del 9 giugno 2021 dell’Ue verso l’Italia, riferita alla medesima direttiva, inerentemente al noleggio di apparecchiature per le intercettazioni telefoniche e ambientali nel quadro delle indagini penali. Sono seguite l’aggravamento della procedura d’infrazione del 29 settembre 2022 e, nell’aprile 2023, la messa in mora per la presunta violazione, da parte della regione Calabria, della direttiva sui pagamenti a carico del sistema sanitario.