L’assessorato ai Servizi sociali è sempre stato uno dei pilastri dell’amministrazione comunale, avendo l’importante e delicato ruolo di dare sostegno alle necessità dei cittadini in difficoltà. Categoria purtroppo in costante e continua crescita anche a Viterbo vista la difficile congiuntura economica, dovuta prima al Covid poi agli aumenti dei costi energetici legati al conflitto russo-ucraino.

In una situazione così complessa l’assessorato ai Servizi sociali dovrebbe essere protagonista assoluto delle cronache cittadine, invece negli ultimi tempi le sue attività appaiono piuttosto sfocate, quasi marginali rispetto a quelle di altri settori.

Forse si tratta soltanto di una percezione, però alcuni cambiamenti nelle modalità di interazione sembrano essersi verificati.

Come rilevato anche dalla consigliera di Fratelli d’Italia Antonella Sberna, che nel precedente esecutivo era alla guida proprio di quell'assessorato.

«L’assessorato ai Servizi sociali, anche per capienza di bilancio, - conferma - è sempre stato uno dei pilastri più importanti del comune di Viterbo. Perché proprio come previsto nel termine insito di servizi sociali si occupa di destinare le risorse di bilancio e derivanti dalle tasse della cittadinanza ai servizi per i cittadini stessi. Naturalmente riservando questi servizi alle fasce più fragili della popolazione che comprendono la disabilità, i minori, le famiglie, gli anziani, la terza età; insomma tutte quelle fasce meritevoli di attenzione e quindi anche di servizi dedicati.

Tecnicamente non so cosa possa essere cambiato perché a livelli di stanziamenti, a parte qualche taglio, sicuramente il peso dell’assessorato dal punto di vista economico è evidente. Credo però che la tendenza, utilizzata anche da parte di questa amministrazione, sia un po' cancellare e dimenticare tutto quel mondo fatto di fragilità, di bisogni, di sostegno in favore magari di grandi eventi e manifestazioni di piazza. Io ritengo che, parimenti allo sviluppo economico alle iniziative e a tutti quei 'fiocchetti' che ci fanno vedere, tutte le risposte che servono alle parti di popolazione più fragili o che comunque necessitano di sostegno siano invece fondamentali e necessarie».

L’impressione è che si punti più sul dare contributi quasi a livello individuale che servizi alla comunità in generale.

«Sì. Come abbiamo rimarcato in più riprese in consiglio comunale va in tale direzione anche il fatto di cambiare denominazione all'assessorato, si è passati da Servizi sociali a Politiche sociali. Io credo che le politiche le facciano gli enti sovraordinati, l’amministrazione comunale che è quella più prossima ai cittadini si deve occupare di fare servizi. Qui sono stati cancellati i servizi. Sono stati cancellati i soggiorni estivi per gli anziani, sono state cancellate le convenzioni per gli asili nido, si stanno cancellando tutta una serie di misure organizzate in servizio a favore di contributi dati alle famiglie o alle categorie interessate. Seppure il contributo può essere sicuramente una misura prevedibile non si può dimenticare e cancellare i servizi lavandosi le mani e facendo contributi a rimborso. Quello non è fare politiche sociali, quello è chiudere occhi, naso, bocca, orecchie e semplicemente provare ad accontentare tanta popolazione».

«Secondo me - rimarca Antonella Sberna - l’obiettivo di quell’assessorato non è il mero contributo economico, che pure ha la sua importanza, ma è corroborare un contributo economico con un servizio, con un controllo, con una creazione di servizi che questa amministrazione piano piano sta smettendo di fare».