S. MARINELLA – Si sono svolti ieri mattina a Santa Severa i funerali di Temistocle Bomba, l’ultimo dei pionieri del basket cittadino. Lo chiamavano Italo coloro che lo hanno conosciuto, in particolare nel lontano 1967, quando iniziò la carriera di coach, formando un gruppo di ragazzi che poi divennero i futuri cestisti di una città che ha nel basket una sua profonda tradizione. A ricordarlo uno dei suoi allievi, Maurizio Urbani, diventato pure lui un grande allenatore che contribuì a portare la squadra femminile del Santa Marinella in serie A. “Te ne sei andato in punta di piedi, senza disturbare, come sei sempre vissuto – dice Maurizio alla folla che ieri ha partecipato alla cerimonia funebre - tu sei quello che ha insegnato basket a più generazioni di ragazzi e ragazze, sei stato l’imprinting che ci ha segnato tutti, avvicinandoci prima timidamente poi con sempre più passione ad uno sport che ci è entrato dentro da quella lontana estate del 1967, in cui hai iniziato ad insegnare i primi fondamentali ad un gruppo di ragazzi, sì vogliosi di apprendere, ma completamente digiuni di uno sport che sembrava venisse da un altro pianeta. Hai fatto crescere un movimento, che negli anni è aumentato oltre le più rosee previsioni, hai forgiato, oltre che giocatori e giocatrici, anche allenatori e tecnici. Sono stati ottenuti risultati inimmaginabili per una piccola città come la nostra, all’epoca senza un palazzetto dove giocare. Il campetto nel giardino della ex sede comunale, è diventato con il tempo, il centro motore e polo di attrazione per tanti ragazzi e ragazze, adesso uomini e donne affermati nei loro campi lavorativi, dimostrando come studio e sport possano convivere tranquillamente, traendo vantaggio l’uno dall’altro. E non dimentichiamoci che sei stato da giovane anche un eccellente giocatore quando militavi nella Giuliana di Trieste in serie A e poi nelle file della Cestistica di Civitavecchia, dove hai concluso la carriera iniziando quella di allenatore e soprattutto di istruttore ed educatore. Se ne va un amico col quale ho condiviso tanti anni della mia vita soprattutto sui campi di basket, se ne va una persona per bene, mai sopra le righe, col quale ci scambiavamo impressioni, opinioni e suggerimenti sul nostro mondo. Anche dopo che aveva smesso di allenare, se volevi incontrare Italo, bastava recarsi al Palazzetto dello Sport o al geodetico di Civitavecchia che lo trovavi ad assistere ad una partita di basket”.© RIPRODUZIONE RISERVATA