CIVITAVECCHIA – In un contesto sempre più segnato dai cambiamenti climatici, la Protezione civile assume un ruolo fondamentale nella salvaguardia delle comunità. Valentino Arillo, coordinatore dell'Unità di crisi di Civitavecchia, ha sottolineato l'importanza di radicare la cultura della prevenzione e della resilienza nella popolazione, ancora troppo spesso impreparata di fronte a fenomeni atmosferici sempre più intensi e imprevedibili.

«La cultura della Protezione Civile non è ancora diffusa radicalmente nella popolazione italiana», ha detto Arillo, evidenziando come molti facciano fatica a comprendere l’importanza di allerta meteo, anche quando il segnale è di colore giallo. «Un’allerta gialla - ha aggiunto -, ad esempio, può portare moderate precipitazioni che, con il cambiamento climatico, diventano fenomeni di forte intensità, quasi straordinari per certi territori».

Le conseguenze dei cambiamenti climatici – I cambiamenti climatici, ormai evidenti, influenzano pesantemente la frequenza e l'intensità degli eventi atmosferici. Come spiega Arillo: «Queste cosiddette “bombe d'acqua”, come vengono comunemente chiamate, colpiscono località circoscritte con una quantità enorme di pioggia concentrata in un tempo ristretto. Se, ad esempio, Civitavecchia è in grado di gestire 12mm di pioggia in un'ora, ma la perturbazione ne porta 24 o 36, la città comincia a soffrire di criticità». L’aumento delle precipitazioni estreme e l’intensificazione di fenomeni come le piogge torrenziali sono ormai direttamente collegati alle temperature sempre più elevate. «Territori come l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la Liguria, già provati e con territori anticamente anche paludosi, come la pianura del Po, sono particolarmente vulnerabili a questi fenomeni». Altro problema è l'aumento di episodi improvvisi di forti venti di burrasca e trombe d'aria. La popolazione deve comprendere che una tromba d'aria o una tromba marina possono avvicinarsi molto velocemente alla costa, per questo le persone non devono assolutamente fermarsi a filmare i fenomeni con i cellulari perché le trombe d'aria hanno al loro interno migliaia di detriti che possono ferire anche mortalmente.

La mano dell’uomo: un’aggravante - Accanto ai fattori climatici, Arillo non dimentica di sottolineare l’impatto dell’uomo sulla gestione del territorio, ricordando come la riduzione delle comunità montane e dei consorzi di bonifica abbia contribuito al degrado degli ambienti naturali. «Le comunità montane pulivano i boschi, rimuovendo i tronchi caduti dagli alvei dei fiumi, a monte dei corsi d'acqua, ma anche la piantumazione di nuovi alberi per mantenere il terreno evitando frane. Azioni importanti di controllo e salvaguardia dei territori, che oggi non si fanno più. Abbiamo impoverito gli enti territoriali come i consorzi di bonifica, nati proprio per bonificare i corsi d’acqua da detriti e arbusti che le piogge portavano a valle, evitando ostruzioni. Inoltre, per legge europea, non possiamo più dragare i fiumi utilizzando la ghiaia del letto del fiume, che prima si mettevano come fondo per le strade, causando anno dopo anno l'innalzamento del solco fluviale, riducendo la capacità di raccolta acque nelle sponde. Questo crea grosse difficoltà in caso di piogge torrenziali».

Civitavecchia, con la sua conformazione geografica, è un esempio concreto di territorio a rischio. «La città si trova a valle dei Monti della Tolfa ed è attraversata da quattro importanti fossi che sfociano sull'Aurelia - spiega il coordinatore -. Non dobbiamo dimenticare l'alluvione del 2 ottobre 1981, una tragedia dove 6 persone persero la vita. Il Marangone, un fosso che oggi sembra un ruscello, può portare grandi quantità d'acqua in caso di pioggia intensa. Se a monte piove forte e a valle il mare è increspato e non riceve, il rischio è alto».

La prevenzione: unica arma possibile - Alla domanda su come affrontare questi rischi, la risposta di Arillo è chiara: «La soluzione è la prevenzione». Secondo il coordinatore, la collaborazione tra gli enti locali e la popolazione è essenziale per evitare disastri. «In sinergia con le amministrazioni, gli uffici comunali, Anas, Provincia e Regione, abbiamo lavorato molto sulla prevenzione, ma devono impegnarsi con azioni cicliche, prima di ogni stagione delle piogge, la pulizia fossi, delle bocche di lupo e tombini di tutta la città, affinché il territorio sia preparato per fine ottobre e novembre, quando di solito le condizioni meteo peggiorano». Tuttavia, Arillo insiste che la sola azione delle istituzioni non basta: «L’invito che faccio alla popolazione è quello di aiutarci, iscrivendosi al sistema di informazione e allertamento locale “Alert System” e non sottovalutarlo. Noi possiamo comunicare nell’immediato con una telefonata, o con una notifica sull'app, ma il cittadino deve aiutarci registrandosi, ed essere pronto ad agire di conseguenza».

Cosa può fare il cittadino - A livello pratico, Arillo suggerisce semplici accorgimenti che possono fare la differenza in situazioni critiche: «Se arriva una chiamata di allerta e il cittadino deve recarsi ad esempio a lavoro, magari invece di prendere lo scooter potrebbe usare l'autobus, oppure organizzarsi con i colleghi di lavoro ed usare una sola auto, diminuendo il traffico sulle strade. Se sono previsti venti forti, è bene ancorare le suppellettili sul balcone, chiudere le persiane, smontare eventuali tavolini di plastica che potrebbero sollevarsi con il forte vento. In caso di avvistamento di una tromba d'aria, bisogna cercare riparo in luogo chiuso, e non restare all'aperto filmando con il cellulare la tromba d'aria in arrivo, questa può raggiungere in pochi istanti la costa. Se possibile, si può anche optare per lavorare in smart working». Arillo sottolinea inoltre l’importanza di usare il sistema di informazione alert system non solo per le emergenze, ma anche per essere informarti come cittadini su eventi culturali, orari scolastici o chiusure di strade, mancanza di acqua. «Non è solo un sistema di allerta, ma di informazione gratuita immediata - continua -. La Protezione Civile non ha colore politico; il nostro obiettivo è creare una popolazione resiliente, in grado di autoproteggersi». Per iscriversi al sistema di avviso basta cliccare sul link “registrazione.alertsystem.it/civitavecchia”.

Il coinvolgimento dei cittadini e l’appello alla politica - Un altro punto centrale per Arillo è il coinvolgimento attivo dei cittadini nella Protezione Civile. «È importante avvicinare le persone alla Protezione Civile. Invito tutti a ritagliarsi del tempo per diventare volontari, soprattutto i giovani. Oggi, il volontario di Protezione Civile è un professionista formato e addestrato, pronto a intervenire laddove necessario».

Arillo fa un appello alla politica a tutti i livelli, ad Enel, Terna, Autorità di Sistema Portuale, alla Fondazione Ca.Ri.Civ. e alle imprese del territorio, richiedendo un maggiore supporto, soprattutto per quanto riguarda i mezzi a disposizione della Protezione Civile di Civitavecchia. «Abbiamo bisogno di nuovi mezzi. I mezzi in dotazione sono ormai vetusti e ci stiamo riducendo a non avere mezzi pronti per l’impiego», spiega, sottolineando l’importanza di un investimento strutturale per garantire la sicurezza della comunità.

La protezione civile come risorsa strategica - La visione di Arillo per il futuro della Protezione Civile è quella di un’organizzazione sempre più integrata con la vita quotidiana dei cittadini e con i servizi pubblici. «Ricordo che il Servizio di Protezione Civile, definito di pubblica utilità, è un sistema costituito dall'insieme di competenze delle diverse amministrazioni ed enti per le attività volte alla salvaguardia della vita, l'integrità fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall'attività dell'uomo. Come citato integralmente dall'art.1 dal Codice di Protezione Civile. Purtroppo in Italia abbiamo memoria corta, eppure gli eventi accadono ciclicamente, terremoti, alluvioni, trombe d'aria frane, nevicate, ma forse ancora non si dà la giusta attenzione ed importanza al sistema di Protezione Civile. Permettetemi a nome di tutta l'Unità di crisi e del mondo del volontariato di Protezione Civile, di salutare e fare un grosso "in bocca al lupo" al Capo reparto esperto dei Vigili del fuoco Giovanni Quaranta, capo distaccamento della Caserma Bonifazi e Dos, che oggi svolgerà il suo ultimo turno di servizio con la divisa della 17/A per poi andare in pensione. Quaranta è stato un punto di riferimento. Sono altresì sicuro che lo ritroverò presto sotto altra veste, come professionista per una collaborazione sempre proficua per migliorare un sistema, come fatto fino ad oggi».

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