Don Ivan Leto*

Prima della guarigione dell'indemoniato di Gerasa, della resurrezione della figlia di Giairo e del risanamento dell'emorroissa, l'evangelista Marco colloca l'episodio della tempesta sedata, un brano di grande drammaticità: accomiatata la folla e preso il largo sul lago di Genesaret, i discepoli vengono sorpresi da una violenta tempesta. Essi invocano allora il Maestro che giace nella barca addormentato. Gesù è nella barca, come all'inizio del capitolo quando aveva raccontato la parabola del seminatore e i discepoli non l'avevano compresa. Anche ora, nella tempesta che si scatena sul lago, non riescono a capire la presenza, in mezzo a loro, di un Gesù che non fa nulla, anzi "dorme". Ancora un parallelo con chi non comprende il significato di un seme, nascosto in un campo. La tempesta che si fa bonaccia è il miracolo di Gesù che domina la forza delle onde, come le guarigioni e la resurrezione della fanciulla lo mostrano più forte dei demoni e signore della vita. Tutto porta – nei discepoli allora e in noi, oggi – alla domanda: "Chi è costui?". Chi è Gesù?

Il Vangelo di oggi è a metà tra la parabola e il miracolo. Si può dire che è una parabola in atto, nella quale i discepoli vengono messi alla prova per vedere se hanno compreso chi sia Gesù. Il risultato è deludente e Gesù sembra rimproverarli: perché avete paura? non avete ancora fede?, ancora non capite chi sono? No, i discepoli ancora non hanno la risposta, ancora non comprendono che la risposta è lì con loro, sulla barca, in mezzo alla tempesta. Il contrario della paura non è il coraggio, ma la fede. La presenza di Gesù sulla barca della nostra vita non impedisce che ci siano le tempeste, ma ci rassicura nell'affrontarle. La barca è simbolo del mondo quanto lo è il campo della semina. Chi rimane nella barca anche durante la tempesta, si fida di Lui, è forte nella fede perché conosce Colui nel quale confida. Parabole e parallelismi: la barca è anche simbolo della Chiesa, come il mare e la notte lo sono delle forze del male. Gesù esorcizza e vince. Come Iahvé spaccò in due il mare, dinanzi al popolo dell'esodo per liberarlo, così Gesù salva i credenti che rischiano di soccombere nella notte travolti da acque profonde. Il sonno di Gesù mostra la confidenza e la fiducia serena di chi si abbandona in Dio come un bimbo fra le braccia della madre. Così doveva essere per i discepoli, se avessero compreso chi era Gesù, invece di ricorrere a lui solo perché costretti dalla disperazione di sentirsi persi.

Gesù dopo aver parlato alla folla da una barca, invita i discepoli a passare all'altra riva. Ha già dato le istruzioni per il viaggio. La vita è questa attraversata verso l'altra sponda. Certamente è un viaggio con eventi e incidenti. E' il viaggio della vita fatto in comunione profonda con il Signore; il riconoscimento della sua signoria. Se è la mancanza di fede il vero motivo per cui andiamo a fondo, il vangelo ci insegna che proprio in mezzo alle prove della vita viene la salvezza di Dio; viene in Gesù che è più forte della morte. Ecco chi è Gesù. Vengono in mente alcuni versi di Franco Battiato: "Difendimi dalle forze contrarie, la notte, nel sonno, quando non sono cosciente, quando il mio percorso, si fa incerto. E non abbandonarmi mai. Non mi abbandonare mai! Riportami nelle zone più alte. Perché, le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce. La pace che ho sentito in certi monasteri, o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa, sono solo l'ombra della luce".

*Don Ivan Leto

Cattedrale Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia

Parrocchia N.S. di Lourdes