No all’ampliamento della discarica di Monterazzano, ultimi giorni di raccolta firme.

Ampliamento che si traduce nella realizzazione del quarto invaso in località Le Fornaci per 960mila metri cubi, con capienza pari a un milione e centomila tonnellate di rifiuti.

Il tempo stringe e la terza e ultima conferenza servizi, quella da cui scaturirà la decisione definitiva, si terrà tra una settimana esatta: il 5 dicembre.

Lanciata dal movimento Viterbo 2020 a fine ottobre, la petizione ha iniziato il suo percorso tra i cittadini il 3 novembre. A capeggiare l’iniziativa popolare Chiara Frontini, in qualità di leader del movimento civico perché come «sindaca e amministrazione comunale abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare».

Il Comune, infatti, il 7 settembre ha presentato ricorso al Tar contro un atto endoprocedimentale, non arrivato a definizione. Il documento, su cui si chiede il giudizio del tribunale amministrativo, contiene il parere positivo espresso dalla direzione regionale Area rifiuti, a condizione che l’ampliamento sia a uso dell’intero Lazio.

Un corto circuito paradossale, visto che il sito necessita di ulteriore superficie proprio a causa dell’eccezionale ondata di tonnellate di immondizia, proveniente da Roma e dal resto delle province laziali, che nel giro dell’ultimo anno ha portato quasi all’esaurimento della discarica. L’unica ancora operativa nella regione.

E Viterbo, nonostante sia la sola provincia autosufficiente in materia di rifiuti, invece di essere premiata per l’ottemperanza a quanto prevede la programmazione del piano regionale dei rifiuti viene vista come territorio da destinare a pattumiera del Lazio.

Il no dell’amministrazione comunale non è aprioristicamente contrario all’estensione, richiesta dalla società Ecologia Viterbo che gestisce l’impianto, ma è orientato a un ampliamento della volumetria che sia congruo all'esclusivo fabbisogno del territorio viterbese.

La conferenza di servizi, che si riunirà il 5 dicembre, è finalizzata all’emissione del provvedimento autorizzatorio unico regionale, che comprende «il procedimento di valutazione d'impatto ambientale e i titoli abilitativi rilasciati per la realizzazione e l’esercizio del progetto».

Sul progetto si è espressa anche la Soprintendenza per l’Etruria meridionale che, in merito al procedimento di Via, scrive: “... per quanto di propria competenza, ritiene il progetto in oggetto… non conforme e non compatibile con il contesto territoriale di riferimento ed esprime parere negativi alla sua realizzazione”. Proseguendo però: “si fa presente che ai fini del superamento del dissenso potrà essere presa in considerazione una soluzione localizzativa che non preveda interferenze con i beni tutelati paesaggisticamente e nello specifico con le opere boscate e di protezione dei corsi delle acque pubbliche”. Più un ni che un no netto.

Non potendo il Comune incidere in maniera realmente significativa sulla decisione che verrà presa martedì prossimo, la petizione potrebbe essere una sorta di grimaldello per far arrivare la voce e il pensiero della popolazione viterbese nei cui confronti, in campagna elettorale, il presidente della Regione Rocca si era assunto degli impegni. Anche in tema di rifiuti.