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«È un problema che si sta sommando a quello dei cinghiali e sta già condizionando allevatori di zone importanti della Tuscia, in particolare la parte nord che è molto boscata». A parlare è Remo Parenti, presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti, che commenta la nuova emergenza per l’agricoltura e l’allevamento della Tuscia, quella dei lupi, che va a fare il paio con quella dei cinghiali e le tante altre problematiche che stanno flagellando il settore primario. «A essere colpiti – continua Parenti – sono soprattutto i comuni di Farnese, Latera, Ischia di Castro, Valentano: in queste zone i pastori non possono più mandare le greggi lontano dai casali perché altrimenti se le mangiano i lupi. Un mese fa, una sera che tornavo, ne ho incontrati personalmente, vicino il lago di Mezzano, tre. Mi hanno detto che c’è un gruppo di 13 lupi che gravita tra il lago di Mezzano, Farnese e Valentano, e un altro di 7 esemplari che sta verso Latera. Questi due branchi, fra uno-due anni, saranno diventati gruppi importanti. La favola di Cappuccetto Rosso nasce nella seconda metà del Seicento quando i lupi erano la causa principale di morte umana». Remo Parenti, quindi, lancia l’allarme anche per le persone con questi branchi di lupi selvatici in giro per le campagne dell’alta Tuscia. «Temo che presto ci sarà qualche persona in provincia di Viterbo che si troverà male – continua il numero uno di Confagricoltura Viterbo-Rieti – perché so di molti che li hanno incrociati. Si dice che i lupi sono intelligenti e non attaccano l’uomo ma questa è una stupidaggine data dal fatto che, ancora, non sono ancora in numero tale da contendersi la selvaggina. Se dovessero aumentare o trovarsi in situazione di fame attaccano tranquillamente l’uomo per ciò che ne so. Mi sono stati raccontati alcuni episodi da parte di colleghi di Confagricoltura di altre regioni: in provincia di Teramo un agricoltore è stato attaccato direttamente e si è salvato solo perché aveva un cacciavite lungo e appuntito». La situazione, per Parenti, è quindi al limite dell’emergenza e «va bene la biodiversità con l’introduzione del lupo ma dobbiamo contenerlo all’interno di un progetto, di un programma, che sia stato guidato da qualcuno che ne capisca, non facciamo quello che è successo per i cinghiali che non sapremmo più come uscirne», aggiunge Parenti. Serve un attento lavoro di monitoraggio sulla diffusione e quantità dei lupi diffusi nella Tuscia, per Remo Parenti, perché bissare la già forte e reale emergenza cinghiali significherebbe mettere definitivamente gli allevatori in ginocchio. «Cerchiamo di capire qual è il numero di lupi sul territorio – conclude il presidente Confagricoltura – e quelli che possono rimanere perché altrimenti stiamo correndo rischi enormi per agricoltura, allevamenti e per chi vive nelle zone rurali. Dovrei andare in un castagneto e, per arrivarci, dovrei fare un percorso sui monti Cimini a piedi per circa un chilometro: non posso farlo perché c’è il rischio di incontrare i lupi, cosa impossibile solo fino a 5-10 anni fa».