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SANTA MARINELLA – Si è chiuso il cerchio intorno al sesto indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle estorsioni che si sarebbero verificate nell’ultimo anno e che hanno coinvolto uno spacciatore, un maresciallo dei Carabinieri e quattro componenti di una banda che terrorizzava due titolari di autosaloni. Infatti, nel giugno scorso, la pm Katia Marino aveva emesso sei mandati di cattura per altrettante persone accusate di estorsione aggravata ai danni di due titolari di autosaloni a Civitavecchia e a Roma. Cinque di loro erano stati arrestati, mentre il sesto era scappato in Albania. Però qualche giorno fa quest’ultimo ha commesso un errore e ha deciso di tornare a casa. Giunto all’aeroporto di Fiumicino, è stato riconosciuto e arrestato. Ora i principali protagonisti di questa vicenda sono tutti in carcere. Una vicenda che ha preso il via sei mesi fa, quando i titolari degli autosaloni di Civitavecchia e di Roma, da tempo amici, stavano viaggiando sulla statale che conduce a Civitavecchia ed improvvisamente sono stati affiancati da un’altra auto che ha cercato di speronarli. I quattro, impauriti, con il cellulare hanno avvertito i Carabinieri e dopo aver evitato altri speronamenti, sono riusciti ad arrivare al comando della Compagnia dei Carabinierri di Civitavecchia. In preda alla paura, sono entrati immediatamente nella caserma e, nell’interrogatorio che ne è seguito, i quattro hanno raccontano che da mesi vengono minacciati di morte e costretti a pagare in denaro contante, orologi e alcune auto per un valore totale di 80mila euro. Nel corso delle indagini, i Carabinieri scoprono il coinvolgimento di un loro collega, ed effettuano una perquisizione in casa di uno degli estortori, dove trovano un telefonino che, una volta analizzato dagli esperti, evidenzia il numero di cellulare di un certo Igor Capasa che, dall’analisi delle celle, viene individuato in casa del maresciallo dei carabinieri della stazione di Santa Marinella indagato per favoreggiamento. Infatti, dopo l’emissione del mandato di custodia cautelare emesso dal sostituto procuratore nei confronti di Capasa, questi riusciva a rendersi irreperibile proprio perché il militare dell’Arma lo avvertiva del provvedimento restrittivo e per un periodo di tempo lo ospitava in casa sua. Successivamente lo stesso I.C. riusciva a scappare in una località nei pressi di Latina, sembra in casa dei genitori, per poi consegnarsi spontaneamente allo stesso maresciallo che andava a prenderlo nella località pontina con la sua auto per portarlo poi nella stazione della Compagnia dei Carabinieri di Civitavecchia.
PRESUNZIONE DI INNOCENZA Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. La presunzione di innocenza si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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