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«Ogni Papa dovrebbe vedere la Macchina di Santa Rosa. Vedere il sudore, lo sforzo, la fede e la devozione dei facchini la sera del 3 settembre». La sindaca Chiara Frontini apre così il suo intervento durante la presentazione della mostra fotografica “Valeva la pena per un papa venire a Viterbo” che resterà esposta, presso il monastero di Santa Rosa, dal 25 maggio al 16 giugno. Inaugurazione sabato alle ore 17. Iniziativa che celebra il quarantennale della visita pastorale di papa Giovanni Paolo II alla nostra città: era il 27 maggio 1984.
«Con l'auspicio - ha aggiunto la prima cittadina - che l’evento di riavere un pontefice a Viterbo per il Trasporto possa ripetersi». Intanto a rinnovarsi è l’appuntamento con la mostra, che torna in esposizione a distanza di 10 anni dalla prima uscita. In quel caso l’occasione fu la ricorrenza del 750esimo anniversario dalla nascita di Santa Rosa. Iniziativa analoga ma non identica. Focus di Anna Proietti del centro studi Santa Rosa, organizzatore dell’evento espositivo con la partecipazione, tra gli altri, di Comune, Provincia, Enit, Diocesi, Fondazione Carivit e Sodalizio, su alcune peculiarità della mostra. «In esposizione, oltre al materiale fotografico ritrovato in archivio, la poltrona settecentesca su cui si è seduto Giovanni Paolo II e le foto inedite della sua visita al monastero. Poi la stola rossa indossata e poi lasciata come ricordo, che successivamente fu deposta sull'urna della santa, e lo zucchetto. In visione anche un manoscritto inedito in cui una suora ha descritto l’atmosfera e le impressioni di quella storica visita del 1984».
La visita del Papa, quel 27 maggio 1984, è rimasta impressa nella storia della città e nella memoria di tutti i viterbesi. Un ricordo che ancora emoziona il presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, allora giovane ciuffo. Una giornata particolare in cui, per omaggiare il pontefice, venne effettuato anche un Trasporto straordinario. Ricorda Mecarini: «Tra il 1983 e il 1984 facemmo ben sei Trasporti. Oltre a quello straordinario a maggio 1984 per la visita del Santo Padre, nel luglio 1983 ne fu eseguito un altro per celebrare i 750 anni dalla nascita di Santa Rosa. E nel 1984 si era pensato di effettuare anche l’allungo su via Marconi, poi non se ne fece più nulla». Anche perché, racconta «le condizioni meteo erano proibitive, acqua a catinelle, tanto che la pioggia aveva portato via tutta la pozzolana dal percorso. Smise di piovere, per riprendere subito dopo, solo in piazza del Comune quando papa Giovanni Paolo II si affacciò da Palazzo dei Priori per il discorso».
«Uno dei momenti più belli di quella giornata - rivela Mecarini - fu quando il pontefice, rompendo il protocollo, scese in piazza e salutò noi facchini, uno per uno». E riallacciandosi a quanto dichiarato dalla sindaca - «ogni Papa dovrebbe vedere la Macchina» -, il presidente del Sodalizio ricorda l’invito espresso a Bergoglio, durante la recente udienza privata concessa ai facchini. E don Luigi Fabbri, vicario generale della Diocesi, ricorda le prime parole del Papa appena arrivato a Viterbo: «Sono venuto con le mani vuote ma con il cuore pieno di fede ed emozione». In quell’occasione Giovanni Paolo II tenne ben 11 discorsi, facendo visita ai detenuti, ai tossicodipendenti, ai malati, poi la messa al Sacrario e il discorso ai viterbesi e ai giovani in piazza del Comune. Poi un aneddoto: «Nel 1988, durante la messa nella cappellina privata a Roma, eravamo presenti con una delegazione della diocesi viterbese, papa Wojtyla ricordò lo sbaglio di 4 anni prima quando disse Santa Rita invece di Santa Rosa».
«Come Enit - conclude Sandro Pappalardo del cda Enit - abbiamo iniziato il racconto di questo territorio attraverso alcuni degli eventi più significativi. E la Macchina di Santa Rosa è sicuramente quello più evocativo ed emblematico».