Il Vaticano ha scomunicato monsignor Carlo Maria Viganò per scisma.

L’arcivescovo e l’ex nunzio negli Usa che ha dichiarato guerra alla Chiesa di Bergoglio e che ha stabilito nell’eremo viterbese della Palanzana il proprio quartier generale.

La Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez, si è riunita giovedì per deliberare il procedimento penale canonico contro di lui, nonostante la sua assenza (convocato per lo scorso 28 giugno non si è presentato) e lo ha giudicato “colpevole” del reato di “scisma”, promulgando la sua scomunica “per avere abbandonato la comunione col Vescovo di Roma e la chiesa cattolica”

“Allo scomunicato - è detto - è proibito celebrare la messa e gli altri sacramenti; di ricevere i sacramenti; di amministrare i sacramentali e di celebrare le altre cerimonie di culto liturgico; di avere alcuna parte attiva nelle celebrazioni appena citate; di esercitare uffici o incarichi o ministeri o funzioni ecclesiastici; di porre atti di governo. Il senso della scomunica - sottolineano i media vaticani- è comunque quello di essere una pena medicinale che invita al ravvedimento, quindi si resta sempre in attesa di un ritorno della persona alla comunione”.

Nei mesi scorsi l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti ha annunciato che “il villaggio monastico all'eremo della Palanzana a Viterbo diventerà una casa di formazione per chierici che prenderà il nome di Collegium traditionis”. A crearlo l’associazione Exsurge Domine, fondata dallo stesso Viganò: Si tratta di “una struttura di vita clericale in comune da destinare a chierici e religiosi fatti oggetto delle epurazioni bergogliane”.