C’erano mitragliatori nascosti a Vetralla. Facevano parte dell’arsenale di armi e munizioni in uso al gruppo criminale smantellato mercoledì dall’operazione interforze di polizia che ha portato all’arresto del boss della mafia turca Baris Boyun.

A rivelarlo è Ahmet Durmus, uno degli altri “solidali” arrestati mercoledì a Vetralla. E’ intercettato dagli investigatori quando, parlando con Muhammed Dogan, dice di avere due mitragliatori Uzi grandi e che «non in casa ma nelle immediate vicinanze che in caso di necessità possono reperirli subito». Dice di avere anche il calcio e che se lo beccano «con quelli non esco più per 60 anni dal carcere».

Nella disponibilità del gruppo, non c’erano però solo mitragliatrici ma anche kalashnikov e bombe a mano. Armi cruente, “pesanti, clandestine, da guerra” che, secondo la pm milanese Bruna Albertini, rendono “il gruppo estremamente pericoloso”.

Per quanto riguarda Ahmet Durmus, secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, questo è “braccio destro di Boyun lo assiste e coadiuva nella realizzazione delle singole operazioni criminali: procura autovetture alloggi e denaro proveniente dalla Turchia e da altri Paesi che ricicla in Italia con modalità compiutamente da accertare, traffica un rilevante numero di armi che occulta nella propria abitazione ed in zone adiacenti, dà ospitalità a esponenti di organizzazioni criminali turche come Atiz Ismail detto Hamus, favorisce e coordina il traffico di immigrati dalla Turchia favorendo l’immigrazione clandestina ed illegale prestando assistenza agli immigrati turchi clandestini e ricercati dalle autorità turche coordinandosi con Baris assicurando loro i vari passaggi fino in Germania”.

Ahmet Durmus è particolarmente devoto al boss come dice nel corso di una conversazione: “…ti posso dire una cosa confidenziale, sacrifico la mia vita per il fratello Baris. ..lui è uomo come si deve non mi ha fatto mancare nulla da anni…sono qui da un anno non mi ha fatto mancare nulla”.

Degli altri turchi arrestati nella Tuscia ei turchi arrestati nella Tuscia Caglar Senci, 27 anni, da una quindicina d’anni residente Tuscania, sarebbe stato una sorta di “guardaspalle” del boss.

Secondo gli inquirenti ha trasportato armi e appartenenti all’associazione. Si sarebbe confrontato con Ahmet Durmus, subito dopo l’attentato a Boyun a Crotone, circa la necessità di "”tirare fuori i grandi”, cioè armi connotate da un'elevata potenza di fuoco. Sarebbe sempre lui a distribuire diversi incarichi a Giorgio Meschini, il 30enne viterbese che avrebbe fornito supporto logistico al gruppo.