CIVITAVECCHIA – Un fiume di persone ha invaso ieri sera il centro storico per partecipare a uno degli appuntamenti più amati e sentiti della tradizione cittadina: la Processione del Cristo Morto, organizzata dall'Arciconfraternita del Gonfalone. Una tradizione che affonda le radici nei secoli e che ancora oggi riesce a coinvolgere l’intera città in un momento di spiritualità e suggestione.

Piazza Leandra, cuore antico di Civitavecchia e della tradizione, si è riempita già nel tardo pomeriggio, offrendo uno spettacolo carico di emozione: confratelli, figuranti, musicisti e penitenti si sono radunati in attesa della partenza, prevista puntualmente alle 20.30. Tra il suono delle marce funebri e il chiarore tremolante delle torce, ha preso vita il corteo che ogni anno rievoca la passione e la morte di Cristo. Tra i protagonisti più toccanti, come sempre, i circa 170 penitenti incappucciati, uomini e donne di tutte le età, che con croci sulle spalle e catene alle caviglie hanno percorso le vie della città a piedi nudi in un cammino di silenziosa preghiera. In migliaia lungo tutto il tragitto, ad accompagnare con lo sguardo il lento incedere della processione.

Il momento più atteso è arrivato al rientro in piazza Leandra, quando i portatori hanno affrontato la tradizionale e impegnativa salita dell'Arciconfraternita del Gonfalone: una corsa breve ma intensa, necessaria per spingere i pesanti carri fino alla piazza. Ad accompagnarli gli applausi della folla. A concludere la serata, dal sagrato della chiesa della Stella, la benedizione impartita dal vescovo Gianrico Ruzza, che ha invitato tutti a pregare per la pace nel mondo. Presenti anche le principali autorità cittadine, a partire dal sindaco Marco Piendibene, che ha consegnato al Priore dell'Arciconfraternita il riconoscimento De.C.O., certificazione della Denominazione Comunale di Origine, assegnato ufficialmente alla Processione del Cristo Morto come simbolo identitario di Civitavecchia.

foto ENRICO PARAVANI

«Un riconoscimento dovuto – ha sottolineato Piendibene – per una tradizione che ogni anno unisce la nostra comunità in un momento di riflessione e di fede profonda. Grazie a tutti coloro che, con impegno e dedizione, tengono viva questa parte preziosa della nostra storia».