Olive e delle castagne, vigneti ormai inesistenti nella Tuscia e nocciole dimezzate. È il bilancio generale che fa Tonino Monfeli, leader del movimento degli agricoltori che è stato in protesta per mesi con il presidio fisso davanti il casello dell’autostrada di Orte, commentando l’andamento della vendemmia e dell’olivicoltura di quest’anno.

«Soprattutto nella parte bassa della Tuscia – dice Tonino Monfeli - i vigneti sono stati praticamente azzerati. La stagione della raccolta delle olive, invece, si preannuncia buona per la quantità con un’ottima qualità del prodotto. È invece una situazione drammatica il raccolto delle nocciole, che è stato inferiore alle aspettative di quasi il 50% oltre a una qualità pessima delle stesse nocciole».
Monfeli, che è stato impegnato per mesi nella vicenda delle rivendicazioni degli agricoltori con il governo e le richieste all’Europa per condizioni migliori di prezzo e, in generale, di lavoro del comparto primario, conferma le difficoltà per la vendemmia, ormai al lumicino nella Tuscia per la forte riconversione dei terreni a noccioleti, ma anche per le stesse nocciole. Si salvano solo le olive ma, in generale, i già vessati redditi degli agricoltori subiranno pesanti ripercussioni da questa stagione 2024. «Le nocciole in queste settimane fanno poca resa – dice ancora Monfeli – e sono marcite per le forti e continue piogge che ci sono state a settembre e ottobre. Noi abbiamo finito la raccolta delle nocciole tre giorni fa ma qualcuno ancora la deve terminare. Le castagne dei Cimini, invece, sono di ottima qualità e anche i raccolti sono buoni, attestandosi oltre il 50% di un’annata normale. In generale, però, una stagione molto negativa perché noi viviamo di nocciole e arriveremo al massimo al 50% del fatturato cui dovremmo puntare: abbiamo lavorato per coprire solo le spese».

Il grido d’allarme di Monfeli, quindi, è allargato a tutto il comparto agricolo, sotto attacco da ogni direzione: concorrenza a basso prezzo extracomunitaria, legislazione europea “ostile”, cambiamento climatico e azioni del governo di sostegno ritenute ancora insufficienti. Insieme a questi fattori anche altri come la cimice asiatica «Questo patogeno ha decimato i raccolti – conclude Monfeli – chi non lo ha combattuto per tempo non ha raccolto quasi nulla. Con il tempo siamo passati dalla siccità alle piogge: c’è chi vende a 30-50 centesimi al chilo mentre il prezzo sarebbe di 3 euro al chilo».

«La vendemmia è stata fatta prima che iniziasse a piovere – replica il presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti Remo Parenti – e questo ha impedito al tempo di danneggiare la qualità dell’uva, bassa quantità quindi ma buona qualità. Le olive sono tutto sommato in buona quantità, ma la raccolta è iniziata a rilento per le rese bassissime date delle piogge. Un grosso olivicoltore parla di preoccupazione perché la resa di un quintale di olive è solo di 5-6 litri di olio. La resa al di sotto di 10 litri è insufficiente. La qualità, però, sarà alta, perché le olive raccolte presto sono piene di polifenoli». Parenti poi spiega che «i prezzi dell’uva e dell’olio sono ancora prematuri prevederli e le rese basse porteranno a una raccolta diversa del solito con autunno caldo ma con forti piogge e mercato modificato: le olive si raccoglievano a dicembre una volta».

Sergio Del Gelsomino, presidente di Cia Viterbo, conferma che «la vendemmia è stata terminata, la stagione è stata ottima sia in qualità che in quantità, il bel tempo ha permesso di avere un prodotto di altissima qualità. Per le olive sono iniziate le varietà più precoci, i punteggi non sono alti perché la raccolta è iniziata ora e, la pioggia, sta facendo ingrossare le drupe che fanno rallentare il raccolto e abbassare la resa. Anche per le olive si prevede, però, un’ottima qualità anche quest’anno».