LADISPOLI – «Per noi l’incidente a Torre Flavia non c’è stato». Così hanno risposto in aula alla domande della pubblica accusa, del giudice di pace e dei legali delle due parti i piloti dell’esercito Michele Celeste e Francesco Dezulian. Militari alla sbarra per lesioni colpose (assieme all’ammiraglio Massimiliano Rossi) per via dell’incidente datato 3 ottobre 2018 giorno in cui il kitesurfer romano Alessandro Ognibene è rimasto gravemente ferito dopo il passaggio di un Chinook durante l’addestramento interforze della Nato “Notte scura 2018”. Mentre lo sportivo (nella foto davanti al tribunale di Civitavecchia) chiede giustizia, l’udienza è stata un duro colpo emotivamente per il 54enne. Non solo perché ha rivissuto quegli attimi drammatici, ma anche per il racconto fornito dai piloti. In particolare il primo, Celeste, ha negato ogni coinvolgimento. «Quando siamo tornati alla base di Furbara – dice in aula – è stato un colonnello dei carabinieri a dirci dell’incidente. Siamo andati a verificare ma non c’era nessun impatto sui velivoli. In mare al largo avevo notato solo due imbarcazioni e un kitesurfer ma a distanza di sicurezza». Quindi non la vela di Ognibene, il pilota parla di un altro soggetto a debita distanza. Poi viene incalzato sulle immagini fornite da alcuni testimoni che tra l’altro sono stati già ascoltati dal giudice Rita Mannarà. Per Celeste, così come del resto per Dezulian, le fotografie non chiarirebbero in sostanza chi fosse alla guida del Chinook e degli altri due mezzi in formazione. C’è poi un altro aspetto che sembra più un colpo di scena: sul birotore “CH47C Ermes 50” c’erano anche una decina di persone di equipaggio ma la magistratura durante le indagini non ha ascoltato nessuno di loro. Tante effettivamente le anomalie in questa storia. Ad esempio, per l’accusa e secondo alcune immagini messe agli atti dalla Capitaneria di porto, i piloti del Chinook coinvolto sarebbero tornati indietro dopo il ferimento di Ognibene. Per quale motivo nessuno si è accorto dell’incidente? Altre anomalie riguardo alla formazione di tre mezzi in volo. Il birotore Ermes 50, quello che avrebbe aspirato Ognibene, non aveva la scatola nera a bordo. Forse l’unico tra i 14 elicotteri impegnati nell’esercitazione. Sull’altro velivolo che si trovava a fianco nell’addestramento è avvenuta una sovrascrizione di dati impedendo dunque di stabilire con precisione a che altezza e in quale momento stesse sorvolando Torre Flavia e il terzo elicottero maltese ha lasciato l’Italia nelle ore successive. Per quale motivo? La difesa in questo procedimento punta sostanzialmente sul «colpo di vento» un’altra anomalia perché quel giorno – secondo i testimoni – c’era il sole e nessuna raffica. Prossima tappa processuale il 13 ottobre quando verranno sentiti alcuni membri del volo e anche un carabiniere.

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