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E’ morto per “shock emorragico” Paolo Pasqualini, il 39enne sbranato domenica mattina nei boschi di Manziana da tre rottweiler.
E’ questa la prima risposta che emerge dall’autopsia eseguita ieri mattina al dipartimento di Medicina Legale dell’Università Sapienza.
Dalle ferite riscontrate sul corpo l’uomo si è difeso dall’aggressione dei molossi prima di soccombere.
Il medico legale avrebbe riscontrato diverse ferite mortali, sul collo, all’altezza della vena giugulare, sugli avambracci e su una gamba. Proprio le ferite sulle braccia fanno pensare che si sia difeso dall’aggressione dei cani.
L’uomo, secondo quando si è appreso, ha perso la vita, quindi “a causa della perdita di sangue cospicua”.
Il corpo è stato quindi “raggiunto da moltissimi morsi profondi che hanno lacerato vari vasi sanguigni”.
All’esame hanno preso parte i medici legali Matteo Scopetti, consulente del pm di Civitavecchia, Giulia Petronà, consulente dei due indagati e Gino Saladini nominato dalla famiglia della vittima.
Indagati per omicidio colposo due ex coniugi, lui risiede a Viterbo mentre lei è rimasta nella casa di Manziana con i cani.
Il loro legale, l’avvocato, Giancarlo Ascanio, in una nota aveva precisato che ala provenienza dei cani Arian, Aron e Apollo è certificata e gli stessi sono stati regolarmente registrati all’anagrafe canina e coperti da garanzia assicurativa per responsabilità civile, come previsto dalla legge.
Gli animali - aveva aggiunto l’avvocato - sono stati accolti in famiglia per compagnia e posti anche a guardia dell’abitazione che, come ormai noto alle cronache, si trova in una zona particolarmente isolata: la presenza dei cani nella proprietà dei miei assistiti, dunque, non costituisce fatto inusuale tenendo conto che tutte le abitazioni che si trovano nella zona, utilizzano canidi delle più svariate razze, per finalità di sicurezza».
La sorella e la madre di Paolo Pasqualini, come parti civili, sono invece assistite dall’avvocato Giacomo Marini.
Non è ancora chiara la dinamica dei fatti o meglio come i rottweiler siano usciti dall’abitazione. Il legale dei due indagati esclude che il cancello dell’abitazione possa essere stato aperto o lasciato aperto.
L’ipotesi più credibile e che ci sia un varco nella recinzione da cui i molossi sarebbero usciti. Le indagini sono ancora in corso. Sebbene dall’autopsia di ieri siano giunte già le prime importanti risposte, il medico legale incaricato dalla procura di Civitavecchia ha tempo 60 giorni per depositare la perizia.