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Il Sodalizio dei facchini ricevuto in udienza privata da papa Francesco.
Una giornata straordinaria per i cavalieri di Santa Rosa che hanno condiviso l’esperienza dell0incontro con il pontefice insieme alla sindaca Chiara Frontini, al presidente della Provincia Alessandro Romoli, al vescovo Orazio Francesco Piazza e al suo predecessore monsignor Lino Fumagalli, a Raffaele Ascenzi e Vincenzo Fiorillo. A raccontare a La Provincia le emozioni dell’udienza nella sala Clementina del Palazzo apostolico Vaticano, il presidente del Sodalizio Massimo Mecarini.
«Una giornata particolare iniziata la mattina presto. Siamo partiti da Viterbo con 4 pullman alle 5.45, e fatto colazione in viaggio con 250 cornetti preparati dal Vecchio forno del Bottalone».
Poi l’attesa in sala Clementina per l’incontro fissato alle 9.
«Quando il Santo Padre è entrato lo abbiamo accolto con una sorpresa. Ci siamo alzati e il capofacchino Sandro Rossi ha detto “Accapezzate il ciuffo”. Poi abbiamo gridato tutti insieme “Semo tutti de ’n sentimento”, poi “Evviva Santa Rosa” e infine “Evviva papa Francesco”. E’ rimasto un attimo interdetto, poi il pontefice ci ha rivolto delle bellissime parole e consegnato un documento».
Nel documento che riporta il saluto di papa Bergoglio al Sodalizio e alle autorità viterbesi si legge:
«Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Sono contento di dare il benvenuto a tutti voi e vi ringrazio di essere venuti così numerosi. Il vostro è un Sodalizio di fondazione relativamente recente, ma raccoglie un’eredità molto antica, risalente alla traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta a Viterbo nel 1258 per disposizione di Papa Alessandro IV, dalla chiesa di Santa Maria in Poggio a quella di Santa Maria delle Rose, oggi Santuario di Santa Rosa. Da allora, la celebrazione della Festa ha assunto la forma solenne che poi, continuando a svilupparsi nel tempo, è giunta fino a noi.
Le radici della vostra storia ci portano ai giorni in cui la Santa visse a Viterbo, dove ebbe un’esperienza mistica che la rese promotrice di devozione e di vitalità cristiana per tutta la città. Giovanissima, fece una scelta di povertà assoluta e di dedizione alla carità, e fu una vera trascinatrice, coinvolgendo con il suo amore per Gesù molti altri, al punto da diventare una presenza scomoda per le autorità, che la esiliarono assieme alla sua famiglia. Una “santa agitata”, potremmo dire, ma dallo Spirito Santo, così che la sua esperienza interiore non poté restare nascosta, ma si propagò come la luce di una lampada che illumina tutta la casa. Abbiamo bisogno di santi così, anche oggi: persone che non stanno in pantofole sul divano ma che, ardenti del desiderio incontenibile di vivere e annunciare il Vangelo, con passione diventano contagiose nella santità. E voi continuate a trasmettere questa memoria con il vostro servizio e con il vostro impegno di vita cristiana.
Durante le celebrazioni della Festa, trasportate una “macchina” alta circa trenta metri e dal peso medio di più di cinquanta quintali, sulla cui cima è posta la statua della Santa. Si tratta di un segno spettacolare, che catalizza attorno a sé tutta la città e che attira dal mondo intero folle di pellegrini e visitatori, al punto che dal 2013 la macchina di Santa Rosa ha ricevuto dall’Unesco il riconoscimento di “patrimonio immateriale dell’umanità”. Ricordatevi, però, che ciò che fate è molto più importante di questo, perché voi, mostrando a tutti col “Trasporto” quanto è grande l’esempio di Santa Rosa, attraverso di lei fate conoscere il vangelo di Gesù.
Ecco la cosa più importante: far conoscere il vangelo attraverso Santa Rosa; e farlo insieme, uniti e solidali, vivendone i valori con “fede, forza e volontà”, “rispetto e umiltà”, perché, in processione e nella vita, un’impresa così grande nessuno può realizzarla da solo, proprio come dicono i vostri statuti e come ricorda uno dei motti che scandite insieme durante il cammino: “Semo tutti de’ n sentimento”. Grazie per ciò che fate, e per le tante attività assistenziali, culturali e morali con cui so che rendete operativo e concreto nella vita delle persone, specialmente le più bisognose, ciò che rappresentate in occasione della Festa. Vi incoraggio a tenere viva questa tradizione e di cuore vi benedico. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me”.
Massimo Mecarini ha avuto la fortuna di conoscere altri due Papi: Giovanni Paolo II nel maggio 1984 a cui venne dedicato un Trasporto straordinario e poi a settembre 2009 Benedetto XVI durante la visita a Viterbo.
Questa è stata però la prima volta di un incontro “ufficiale” in udienza privata con il Santo padre.
«E’ stato commovente incontrare papa Francesco e anche se non è proprio in formissima il piglio del pontefice ce l’ha. E’ stato emozionante» afferma Mecarini che poi prosegue sottolineando: «Dopo il suo discorso ci ha salutato uno per uno».
Consegnati a papa Bergoglio diversi doni. Il Sodalizio ha portato in omaggio un ciuffo, dipinto dal Maestro Michele Telari; Raffaele Ascenzi e Vincenzo Fiorillo, rispettivamente ideatore e costruttore della macchina, un modello di Gloria alto un metro e 20, e suor Francesca Pizzaia del monastero di Santa Rosa un bozzetto in legno realizzato da un gruppo di detenuti nell’ambito del progetto “Incastri per ricostruire”.
Presenti all’udienza anche i bambini e le bambine che trasportano le minimacchine e i rappresentanti di Nola, Palmi e Sassari che insieme a Viterbo fanno parte della Rete delle Grandi Macchine a spalla.
Ha avuto la possibilità di invitare papa Francesco al Trasporto del 3 settembre?
«Sì. Gli abbiamo espresso l’invito a venire a Viterbo sia noi del Sodalizio che la sindaca Frontini e anche altre persone presenti. Il pontefice ha compreso molto bene lo spirito della Macchina, come si evince anche dal suo discorso. Speriamo si possa rimettere in forma così da poter essere con noi al Trasporto».
A livello personale cosa si porta a casa da questo incontro?
«Una forte emozione e lo sguardo del papa che, anche se sofferente, è carico di emozioni, di passione. Anche se adesso sta attraversando un momento non particolarmente favorevole per la salute, leggere nei suoi occhi tutta la passione, la fede che sta mettendo come pontefice questo è ciò che mi porto dietro di questa straordinaria esperienza».
C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare di questa giornata, oltre all’incontro con il pontefice?
«Mi ha colpito la partecipazione di tutti. A parte la mia personale, siamo rimasti tutti toccati e commossi dal Santo Padre. Anche i bambini che di solito sono più irrequieti sono rimasti in silenzio, in quel momento non volava una mosca. C’era molto pathos, quando papa Francesco è entrato in sala Clementina ha portato con sé quell’aura di sacralità che un pontefice deve avere».