Le incertezze intorno ai lavori di completamento del corpo A3 di Belcolle e sulla riorganizzazione dei reparti all’interno dell’ospedale stanno creando preoccupazioni soprattutto ai pazienti ematologici.

«Un paziente ematologico è una persona fragile che ha il diritto di essere curata nel migliore dei modi. È quindi evidente che l’attuale situazione di incertezza crea non pochi problemi alle persone malate e alle loro famiglie». Dice Patrizia Badini, presidente dell’Ail, l’associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma , che chiede «quando saranno pronti i nuovi spazi per il trasferimento dell’unità di ematologia al piano 5 e degli ambulatori di Ronciglione al piano 0?».

In una fase iniziale, i nuovi locali erano previsti all’ultimo piano del corpo A3, perché avrebbero presentato le caratteristiche tecniche indispensabili a contenere efficacemente i rischi infettivi e a garantire servizi di eccellenza ai pazienti.

L’attuale dirigenza strategica ha modificato il piano di ridislocazione dei reparti: per l’ematologia è previsto uno spostamento temporaneo al piano 9, che dopo 17 anni consentirà almeno di riunire il reparto, presente a Belcolle dal giugno 2007, agli ambulatori e al day hospital attivi a Ronciglione dal marzo 2006.

A seguire, ematologia sarà definitivamente collocata al piano 5, mentre gli ambulatori e il day hospital andranno al piano 0.

«Non ci sono però certezze, con una situazione transitoria destinata a protrarsi nel tempo: mesi o anni? – prosegue la presidente dell'Ail - Questo trasferimento sarà infatti possibile solo dopo il completamento dei lavori del blocco A3, che comporterà l'attuazione del piano di riorganizzazione dei reparti nell’ospedale. Fino ad allora i pazienti ematologici dovranno affrontare varie problematiche e rivolgersi, in alcuni casi, ad altri centri ospedalieri del Lazio o fuori regione».

La presidente dell’Ail chiede quindi “più condivisione nei processi decisionali da parte dell'Asl”.

«La direzione strategica può giustamente rivedere le proprie scelte, ma sarebbe auspicabile un coinvolgimento maggiore dell’Ail – sottolinea Badini - Ho richiesto oltre due settimane fa un appuntamento alla dirigenza dell’Asl e non ho ancora ricevuto risposta.

Credo che l’associazione abbia svolto in quasi trent’anni di vita un ruolo fondamentale, affiancando l’Asl nei servizi sul territorio ed erogando risorse economiche per la ricerca, per l'adeguamento professionale del personale medico e infermieristico e quello tecnologico dell'unità di ematologia».

La presidente ricorda che «soltanto pochi giorni fa, per esempio, abbiamo tenuto una cena in occasione della Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e il mieloma per illustrare i grandi progressi nella ricerca scientifica e per fare il punto della situazione sulla possibilità di effettuare nuovamente gli allotrapianti del midollo, che sono il metodo più efficace per la cura della malattia.

Quest’anno poi ricorre il trentennale dell’Ail Viterbo, nata nel luglio del 1994. In tre decenni - conclude - il nostro contributo è stato ragguardevole. Per questo motivo pensiamo che la nostra attività possa e debba essere considerata fondamentale sia dai pazienti oncoematologici sia dall’Asl»