«Le forze di polizia sono le istituzioni al primo posto del gradimento da parte dei cittadini». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, giovedì sera a Ombre Festival, approccia così l’incontro con i giornalisti poco prima di salire sul palco di piazza della Repubblica. E’ un ministro molto disponibile con i giornalisti e parla a tutto campo prima dell’incontro di piazza della Repubblica sul tema “Sicurezza e libertà tra aspettative e opportunità dei cittadini – Il ruolo dell’autorità di pubblica sicurezza”.

A intervistarlo è stata la giornalista del Tg1 Giancarla Rondinelli. Sono intervenuti anche il professor Emanuele Caroppo, psichiatra e il segretario generale del Siulp (sindacato di polizia) Felice Romano. Presenti, tra gli altri, la sindaca Chiara Frontini e il prefetto Gennaro Capo. Sul Giubileo del 2025 dice che «c’è un grande piano che viene condiviso dalle principali istituzioni in campo e le forze di polizia per la gestione dei grandi eventi con decine di migliaia di persone e milioni nell’arco di un anno: ho visionato piano così anche come prefetto di Roma. Aggiungo che si sta predisponendo un piano specifico in collaborazione con il Vaticano».

Sul rave party al laghetto di Mezzano, che fu tra le cause della legge ad hoc, il ministro precisa che «si fece un’iniziativa legislativa estemporanea che, in quasi due anni, ha portato a zero rave party successivi che comprimono il diritto di proprietà altrui».

Sulle operazioni antimafia Piantedosi ha detto che «l’indagine su Aprilia è ancora in atto, dobbiamo sempre ragionare che il giudizio si dà alla fine. Lo strumento degli scioglimenti delle amministrazioni comunali è molto delicato perché deve conciliarsi con i meccanismi della democrazia e si deve fondare su dati forti e probanti».

Quindi le risse a piazza del Sacrario a Viterbo: «Non conosco il caso specifico – ha risposto Piantedosi – ma non è molto dissimile da altri. C’è un’effervescenza giovanile che non riguarda casi di sicurezza di primo piano ma il disagio sociale: ricordo ciò che abbiamo chiamato il modello Caivano, una concentrazione particolare come sperimentazione di interventi specialistici e tipici anche attraverso la scuola, le famiglie e tutto quel contesto dietro il quale a volte ci sono disagi. Dobbiamo dare un segnale che lo Stato c’è e la concreta idea che i problemi sono complessi e vanno affrontati nel modo giusto».

Sulla possibilità dell’Esercito a Viterbo il ministro ha valutato che «è attuabile dopo attenta valutazione, i presidi fissi sono incisivi ma possono esserci altre forme di intervento. Andranno studiati».

Sull’immigrazione Piantedosi ha detto che «ci siamo impegnati alla sostenibilità di questo processo, se guardo i dati nel primo periodo siamo stati oggettivamente in difficoltà, quest’anno ci sono numeri di un’efficacia che comincia ad essere significativa. Gli accordi con i Paesi di transito stanno dando risultati importanti, non ci fermeremo. Le iniziative del presidente del Consiglio sull’immigrazione stanno facendo scuola in tutta Europa e nel mondo con il Piano Mattei». Nel corso dell’incontro svoltosi in piazza della Repubblica, pieno di pubblico, Piantedosi ha ricordato le 15 mila unità di forze dell’ordine per il turn-over che, nei prossimi anni, sarà a saldo positivo. Quindi la ricostituzione dei punti fissi di polizia presso gli ospedali. «Siamo passati - ha concluso – da tagli per 4 miliardi e blocco dei turn over a invertire il trend. Serve, però, capire che l’educazione e la formazione, soprattutto dei giovani, sono adi base per concepire la sicurezza non solo in funzione repressiva».