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Una lettera indirizzata alla sindaca Chiara Frontini e a Vittorio Sgarbi per chiedere l’intitolazione di spazi pubblici alla memoria degli artisti viterbesi Grisostomo Benedetto De Alexandris ed ai suoi due figli Aldo Bruno e Mario. Lo ha fatto il 3 maggio, senza ricevere per ora risposta, Guido De Alexandris, figlio di Aldo Bruno ed erede di una tradizione d’oro di artisti di famiglia viterbesi che, dopo i bombardamenti e la distruzione di molti edifici istituzionali, religiosi ed artistici di Viterbo, si prodigarono per risistemare, rifare o rielaborare intere facciate, fregi e parti di questi beni pubblici andati in malora. Il nonno Grisostomo Benedetto si trasferì a 16 anni a Venezia realizzando opere uniche come il restauro della Loggia del Sansovino, quello di parte del Palazzo Ducale, la Ca’ d’Oro di Venezia e Palazzo Franchetti.
«Tutto il patrimonio artistico di Palazzo Gentili (sede della Provincia di Viterbo, ndr) - dice Guido De Alexandris - é opera di mio padre Aldo Bruno e di mio zio Mario. Quest'ultimo mancò nel 1962 e portò a termini i lavori mio padre da solo. Tutti i pannelli enormi che tappezzano le pareti esterne di Palazzo Gentili, una maggior parte fu riscolpita ex novo e una parte minoritaria fu restaurata, i fregi, gli stemmi, le decorazioni dei portali e dei sopra finestroni, i fregi, gli stemmi esterni e le opere interne tra cui il meraviglioso stemma in pluri-marmi della sala consiliare sono opera in gran parte di mio padre, per la restante parte di mio zio». Guido De Alexandris ci ha fornito ampia documentazione dei lavori che, dal secondo dopoguerra agli anni Settanta, il padre Aldo Bruno e lo zio Mario realizzarono in chiese e istituzioni viterbesi permettendo la rinascita artistica ma anche storica ed identitaria di Viterbo dopo le bombe della guerra. Tra le tantissime opere dei fratelli De Alexandris a Viterbo si annoverano i restauri e i rifacimenti del Duomo, del Palazzo Papale, della Basilica di San Francesco, le quattro tombe dei papi, del Museo Civico in piazza Crispi, il battistero della chiesa di Santa Maria Nuova (risulta documentato anche in Wikipedia), i fregi di Porta della Verità, l'enorme bassorilievo del Genio Civile in via Marconi, i restauri delle fontane di Piazza della Rocca e di Piazza Fontana Grande, del giardinetto comunale. Fu stretta la collaborazione con la ditta Luigi Anselmi & figli. Le botteghe dei De Alexandris erano in via San Lorenzo ed in via Chigi ed Aldo Bruno, inoltre, insegnò scultura presso la Scuola d’Arti e Mestieri a Viterbo. In provincia i fratelli De Alexandris realizzarono lavori alla chiesa di San Flaviano alla cappella dell’ospedale di Montefiascone e, sempre a Montefiascone, lavori privati per conto del commendatore Vincenzo Bologna. A Orvieto i De Alexandris fecero dei cornicioni della facciata del Duomo, a Roma molte opere per l’Opus Dei. Ora la parola deve passare alle istituzioni per dare il giusto tributo ad una famiglia viterbese che, nel periodo più difficile e buio della nostra storia contemporanea, il Secondo dopoguerra, ha permesso di ridare alla comunità un patrimonio storico-artistico unico ed una speranza di riprendere quella normalità tanto agognata dopo anni di morte e distruzione.
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