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Bagno di folla ieri sera alle Terme dei Papi per la presentazione del libro “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci che, in tante settimane, ha creato un vespaio di polemiche in tutta Italia per alcuni concetti approfonditi nel volume, in particolare sugli omosessuali. «Potrebbe sembrare un attacco sgarbato se non si conoscesse il significato della parola normale: non lo spiego solo io ma si trova in qualsiasi dizionario d’italiano. Normale è tutto ciò che è consuetudinario. Se noi applichiamo questo concetto che esiste in tutte le materie alla società, non si capisce perché alcune associazioni hanno gridato allo scandalo quando lo applico agli omosessuali».
Risponde così il generale Roberto Vannacci alle polemiche di varie associazioni, tra cui l’Arcigay, ad alcune parole del suo libro presentato nella sala conferenze delle Terme di Papi nel corso di un evento organizzato dal senatore Umberto Fusco. Vannacci è stato intervistato dal giornalista de Il Giornale, Michel Dessì, e non ha lesinato risposte chiare e decise su tutti i temi più toccanti del suo libro che sta avendo un enorme successo di vendite. «Un’indagine inglese dice che gli omosessuali sono il 3,4% della popolazione ed alle elezioni non sarebbero nemmeno rappresentati – spiega Vannacci – se accettiamo questa definizione di normalità non si capiscono le polemiche. Se fossi alto 2 metri e 27 e mi dicessero che non sono normale non mi offenderei, sarei fuori dall’ordinario e quindi non normale in questo senso. Quando i matrimoni tra omosessuali vengono ostentati rispetto a quelli eterosessuali è lì che la gente ti critica: spesso le nozze gay girano sulle tv di tutto il mondo con ostentazione ed è normale che poi tanti critichino. Invece tali critiche oggi sono censurate e i gay sono considerati come se fossero una categoria protetta». Sulle pesanti critiche, infine, Vannacci chiude dicendo che «di solito chi mi critica il mio libro non lo ha nemmeno letto». Il giornalista Michel Dessì, a sua volta, si è espresso sul concetto di “socialmente pericoloso” affibbiato all’autore de “Il mondo al contrario”: «Chi è socialmente pericoloso? – si è chiesto Dessì – Chi si riunisce e vuole dibattere pacificamente o chi impedisce incontri pubblici?». Il riferimento chiaro è a chi si è opposto alla presentazione del libro del generale e casi di questa tipologia. Sull’immigrazione Vannacci è altrettanto chiaro. «La storia italiana insegna che sono passati da qui tantissime civiltà ma in migliaia di anni – dice il generale – il fattore tempo è determinante ed ha consentito a tutte di integrarsi. La mozione della Lega per censire le moschee illegali a me non interessa, vanno combattute tutte le illegalità. L’integrazione che propongono tanti gruppi è un’integrazione al contrario come quando si giustifica Hamas: si torna indietro nel tempo e si trasforma la nostra civiltà in melma che non rappresenterà nessuno contro le nostre libertà acquisite».
Sugli assurdi della società contemporanea politicamente corretta, Vannacci fa riferimento anche alle fiabe «come per esempio Peter Pan perché può essere tacciata di maschilismo e tante altre. La nostra cultura si basa sulla libertà di critica e di pensiero: se voi fate caso quello che noi chiamiamo Occidente sono circa 40 Stati in cui la libertà è intrisa nella società. Il resto del mondo ha un suo concetto di libertà molto particolare: se noi non ci attacchiamo con le unghie e con i denti a questo principio della libertà che ci caratterizza ce la porteranno via. Non mi preoccupano i nemici esogeni ma quelli interni, quelli che stanno minando da dentro la nostra libertà, cultura, radici e tradizioni».
In conferenza stampa, sull’immigrazione, il generale Roberto Vannacci ha parlato di «Russia e Australia che sono due Paesi diversi come governi ma entrambi risoluti del non fare entrare l’immigrazione irregolare in ogni angolo del loro territorio. Non si può tacciare l’Australia di essere un Paese dittatoriale ma il rispetto dei suoi confini è assoluto e senza sconti. Con la Russia, l’Occidente deve avere un approccio giusto: a Volgograd morirono per resistere un milione e 300 mila russi e un approccio aggressivo certamente non giova per gli scenari futuri di pace. I russi non sono un popolo che demorde se aggredito, la storia ce lo insegna». Sulla politica in generale Vannacci ha notato che «il potere non vuole gente critica e consapevole, oggi si ha una commercializzazione della società, distruggendo i baluardi cui si legano le comunità».