di TONI MORETTI
CERVETERI - Si è conclusa domenica scorsa la prima edizione di ‘Cerveteri Film Festival’, la quattro giorni del cinema ideata e voluta da Alessio Pascucci, sindaco della città e realizzata sotto la direzione artistica di Boris Sollazzo, critico cinematografico che dirige anche un’altra rassegna, ad Ischia, un’altra perla d’Italia. Boris, è un personaggio che già dal suo portamento capisci con quale disincanto e quanta poesia gestisce il suo sapere di cinema. Non ha bisogno di ostentare che sa. Lo intravvedi dalla calma e dalla serenità dei suoi gesti, dai suoi sorrisi “sornioni” che da una parte ti dicono che la sa lunga e dall’altra ti danno sicurezza. Le risposte alle domande di questa intervista che ci ha concesso in esclusiva, delineano l’aspetto della sua personalità. Una genialità di servizio, si potrebbe definire la sua, nel senso che la mette a disposizione di un collettivo, ne esalta capacità e doti di ogni componente e ripartisce il successo che si ottiene in parti uguali, riuscendo a coinvolgere tutti in una azione corale di eccezionale propulsività.
Boris, si è giunti ormai alla fine di questa prima edizione. Puoi tracciarne un bilancio?
«Devo dire che il bilancio è da ritenersi positivo oltre ogni nostra previsione. Intendiamoci, non perché fossi pessimista ma perché, si sa, in queste cose non bisogna mai dare niente per scontato. Anche la mia collaborazione ad altri Festival internazionali mi hanno ormai insegnato che i Festival sono una “alchimia” che non è sempre facile mettere insieme. Qui ho trovato una amministrazione la cui sensibilità ha prevalso su ogni difficoltà. Devo dire che l’idea non è mia ma di Alessio Pascucci che mi propose di fare insieme a Cerveteri un festival del cinema in pellicola. Poi io ho insistito perché si facesse alla Necropoli perché da sempre innamorato di quei posti. Quindi già il fatto di aver trovato un’amministrazione sensibile alla cultura e soprattutto interessata alla crescita culturale della propria cittadinanza. Ciò che ho toccato con mano è stata la riapertura del Cinema Moderno. Ed è questa coincidenza anche, con la forza di Mario Giuffrida e Isabella della Longa, i patron del cinema, che sono stati di grande aiuto. Alla fine, la cosa più importante, c’è stato un pubblico che ha saputo sostenere una cosa nata da poco, non sostenuto da un grande “battage” pubblicitario, che ha riempito la sala del Moderno e per buoni tre quarti anche il meraviglioso spazio ricavato alla Banditaccia nonostante le serate un po’ fresche».
Vista la ristrettezza dei tempi per l’organizzazione comparata però al risultato splendido, viene da chiederti quale è stato il tuo trucco?
«Il lavoro. Il lavoro e le buone collaborazioni. Io e Alessio Pascucci, permettetemi di non scollegarmi da lui perché ci tengo a dire che come sindaco, è stato l’altro direttore, per il contributo di idee e per la voglia di lavorare. E poi i collaboratori straordinari. Gaia Silvestrini, il direttore organizzativo, l’assessora alla cultura Federica Battafarano, che sono stati i nostri bracci destri e che senza di loro sarebbe stato complicatissimo portare a buon fine il festival. Lavoro e lavoro, l’arma del successo quindi».
All’interno della manifestazione ci sono state due momenti molto forti. Il premio in memoria di Luca Svizzeretto, giovane giornalista cinematografico venuto a mancare da poco e la lettura della lettera mandata al Festival dai genitori di Giulio Regeni, altro giovane giornalista e ricercatore, barbaramente assassinato e torturato in Egitto e della cui morte non si riesce a sapere la verità. Come la città, secondo te ha risposto ai due episodi?
«La città ha risposto bene perché è una città sensibile. E’ una città di cui mi sono subito innamorato e per me, quando si tratta di scegliere, Cerveteri sa scegliere anche in situazioni non facili. Ha saputo comprendere un fenomeno più privato in quanto Luca era un mio carissimo amico, e più pubblico come quello di Regeni. Più che applaudito, ha partecipato».
Da sue recenti dichiarazioni, per esempio sullo Sprar, Pascucci chiede alla sua città una crescita di maturità culturale, per affrontare quello che si prospetta come un nuovo rinascimento, questa volta globale, come la nostra storia ci ha insegnato per meritarci l’appellativo di patrimonio dell’umanità che ella stessa ci ha dato. Pensi che ci riuscirà?
«Avendo conosciuto Alessio Pascucci e la sua squadra e il rapporto di determinazione che hanno con le cose ritenute impossibili, credo proprio di si. Loro guardano dritto verso quello che ritengono più giusto dribblando politica e compromessi, e Cerveteri sa alla fine scegliere il meglio. E’ infatti anche nostra intenzione che questo festival non sia soltanto un appuntamento annuale ma che sia un appuntamento che faccia capolino nei diversi periodi dell’anno e che accompagni con proiezioni importanti la voglia di sapere e di conoscere che la città ha dimostrato di avere. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo festival».