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ACQUAPENDENTE – Sarà inaugurata sabato alle 17, nelle sale del Museo della Città (palazzo vescovile, via Roma 85), la mostra “Il ‘600, un’esplosione di colori” in cui sono esposte 80 ceramiche medievali e rinascimentali, dal ‘300 al ‘600, rinvenute nel sottosuolo aquesiano.
L’iniziativa è organizzata dall’associazione ArcheoAcquapendente con il patrocinio del Comune e del Museo della Città Civico e Diocesano e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale.
In occasione della cerimonia inaugurale, verrà presentato il volume sulla storia della ceramica di Acquapendente con il catalogo di tutti gli oggetti in mostra.
Le ceramiche sono esposte in senso cronologico. Come evidenzia il titolo dell’esposizione, dalla monocromia o bicromia dei secoli XIV e XV, si arriva nei secoli XVI e XVII a una straordinaria varietà di colori e motivi decorativi. I primi oggetti risultano acromi, cioè privi di colore o più esattamente del colore naturale dell’argilla in prima cottura, il cosiddetto “biscotto”. «Le ceramiche a biscotto qui esposte – spiega Giuseppe Ciacci, presidente di ArcheoAcquapendente – si collocano cronologicamente nei secoli XIV e XV e sono tutte state ritrovate nei sotterranei del convento di Sant’Agostino nel 1995. La tecnica di produzione impone due cotture in fornace a circa 950 gradi: la prima realizza il biscotto prima descritto, la seconda ci dà l’oggetto colorato. I tre colori usati nel secolo XIV sono il bianco, il verde e il bruno, o meglio gli ossidi metallici che, dati a pennello sul biscotto, dopo la seconda cottura fondono e ricoprono l’oggetto di uno smalto colorato. Saranno quindi i colori del bianco-stagno, bruno-manganese, verde-rame a caratterizzare i decori di tutto il XIV secolo e oltre». Dalla metà del XV secolo si aggiungono i colori giallo e blu, di cui il primo è ricavato dall’ossido di antimonio mentre il blu dall’ossido di cobalto e caratterizza la tipologia a zaffera e lo stile severo. «Siamo arrivati in pieno Rinascimento – prosegue Ciacci – e ormai i colori principali bianco, bruno, verde, blu, giallo formano la tavolozza pittorica con cui il decoratore si cimenta ogni giorno, è anche presente in mostra la monocromia bianca in stile compendiario, dei bronzi neri e turchini di metà secolo ed alla fine del ‘500 avviene questa esplosione di colori a cui corrisponde il periodo di maggiore sviluppo delle produzioni di Acquapendente. Le tecniche produttive locali avevano da tempo sostituito lo smalto di stagno con un sottile strato di ingobbio bianco dato in prima cottura che essendo più economico rendeva competitiva la produzione».
Il giallo, l’arancio, l’ocra, il nero, il bruno, il celeste, il turchino, il blu e il verde, insieme a temi originali, faranno la fortuna dei vasai aquesiani fino alla metà del secolo successivo. Soprattutto gli abbinamenti del bruno-ocra-arancio-giallo renderanno riconoscibili le ceramiche di Acquapendente in tutta Italia. Dalla fine del ‘600 si inverte di nuovo il ciclo pittorico e ritorna la bicromia bianco-blu con un decadimento degli abbinamenti e dei decori.
«Continuiamo nell’attività di valorizzazione della tradizione ceramica di Acquapendente – commenta la sindaca Alessandra Terrosi – la cui importanza storica è stata altresì certificata dal riconoscimento del nostro Comune di essere città di antica produzione ceramica e dall’inserimento nella rete nazionale dell’Associazione Italiana Città della Ceramica. Ringrazio ArcheoAcquapendente, associazione in prima linea nel promuovere la storia e la cultura di questo territorio. La mostra costituisce inoltre un’occasione per visitare e scoprire il patrimonio conservato nel Museo della Città». La mostra “Il ‘600, un’esplosione di colori” rimarrà allestita fino al 31 dicembre 2023 al Museo della Città con il seguente orario di apertura: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.