CIVITAVECCHIA – Si è ufficialmente costituito il Comitato referendario per l'uscita dall'area metropolitana di Roma. L'iniziativa, che punta a restituire autonomia e protagonismo a Civitavecchia, insieme agli altri comuni che stanno portando avanti il percorso per la costituzione della nuova provincia “Porta d’Italia”, vede tra i promotori Roberto Melchiorri, che da anni si impegna in questa battaglia e ha sottolineato come il Comitato rappresenti un insieme civico e trasversale, con un approccio serio e concreto. «Il referendum è sinonimo di libertà ed espressione di democrazia - ha ricordato - su questo tema l’unica cosa democratica è affidare la parola ai cittadini, visto che maggioranze diverse si sono espresse in modo opposto. La città ha toccato il fondo. Uscire dall'area metropolitana è un obbligo per provare a riemergere».

E “tornare” ad essere Provincia, come ribadito dal capogruppo di FdI in consiglio comunale Massimiliano Grasso che, sfogliando una raccolta di articoli di stampa di Gigi Seghenzi, ha ricordato che già nel 1845 e 1849, in alcuni documenti dello Stato Pontificio, ci si rivolgeva ai civitavecchiesi come “popolo della Provincia di Civitavecchia”. «Da oggi si parte concretamente con l'attività del comitato referendario - ha spiegato - andiamo a definire il quesito referendario, semplice e diretto, che condivideremo con il segretario generale. Chiederemo di fatto di votare sì per dire sì alla nuova provincia. Poi raccoglieremo almeno 2000 firme e porteremo tutto in consiglio comune per l'indizione del referendum: e quella sarà anche una prova politica per la maggioranza. Ricordiamo infatti che il primo atto della nuova amministrazione Piendibene è stata la revoca in consiglio della delibera con la quale la precedente amministrazione Tedesco aveva aderito a "Porta d'Italia"».

A supporto del Comitato, Paolo Iarlori, coordinatore di Fratelli d’Italia, ha sottolineato come questa battaglia rappresenti un'opportunità unica per il territorio, che deve smarcarsi da un’area metropolitana assorbente e poco inclusiva. «Separarci da Roma significa ridare dignità istituzionale a una zona unica per omogeneità, restituendo centralità e risorse al territorio - ha sottolineato - inoltre, questa iniziativa si inserisce nel dibattito parlamentare sulla rivalutazione delle province, un’occasione che non possiamo permetterci di perdere».

Tra i sostenitori anche Gino Vinaccia, assessore del comune di Santa Marinella, che ha definito questa battaglia sia politica che culturale, sottolineando come la presenza della Città Metropolitana si sia rivelata insignificante in questi anni. Vinaccia ha ricordato che «siamo caduti nell’area metropolitana di Roma Capitale, ma proprio Roma - ha spiegato - è ovviamente assorbente, e questo referendum è l'opportunità per rilanciare un'area dalle potenzialità incredibili, che merita di tornare protagonista».

Tullio Nunzi, ex delegato Ascom, ha ribadito l’importanza di spiegare i benefici di questa scelta soprattutto alle imprese, che potrebbero trarre vantaggi significativi da una maggiore autonomia territoriale.

Vittorio Petrelli, rappresentante civico, ha poi osservato che «non cogliere questa occasione sarebbe un errore grave» prendendo esempio da Fiumicino, che ha già intrapreso il percorso. «È evidente il diktat arrivato all’amministrazione Piendibene - ha detto - con la scelta di revocare la delibera maturata altrove, senza motivazioni serie e concrete».

Cinzia Napoli, ex assessore ai servizi sociali, ha lanciato un appello accorato rivolto alle donne e ai giovani, invitandoli a unirsi a questa causa: «Con questa opportunità possiamo rimetterci al centro dei processi decisionali e fare davvero la differenza per le famiglie e le persone fragili che vivono nel nostro territorio».

Nel frattempo, il Comitato ha già programmato una serie di iniziative, tra cui banchetti informativi, assemblee cittadine e una campagna di comunicazione anche sui social per sensibilizzare la popolazione. La sede di via Cadorna rimarrà aperta per accogliere chiunque voglia aderire o approfondire le ragioni di questa battaglia. Nel frattempo sono stati presentati tre disegni di legge su “Porta d'Italia”, dove Civitavecchia è presente nell'area geografica di riferimento. Potrebbe rimanere isolata, e quindi poi dover scegliere, se andasse in porto la costituzione della nuova realtà, se aderire a questa provincia o a quella di Viterbo. «Ma vogliamo entrare da protagonisti - si chiedono dal comitato, o paradossalmente vogliamo subire questa nuova scelta? Siamo chiamati a condurre una battaglia a testa alta per un risultato che sarebbe storico».

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