di CARLO CANNA



CIVITAVECCHIA - “Tant’anni fa la sera de Natale, doppo sentita l’urtima funzione, torniamo a casa pronti per cenone, che a queli tempi era proprio speciale: spaghetti coll’alice, capitone, pesce fritto, baccalà staggionale, anguilla carpionata, poi caviale, nociata, dorci e vino a profusione. Le nostre madri, allora, poverette facevano risparmi tutto l’anno pè comprà robba e fa le ciambellette…”. 

La poesia popolare locale, attraverso questi versi scritti dal poeta dialettale Igino Alunni, ci ricorda un tipico menù, cosiddetto “di magro” (ovvero senza carne), dettato dalla tradizione gastronomica civitavecchiese in occasione del “cenone” della sera della Vigilia. 

Quello del pranzo di Natale, ieri come oggi, annovera invece piatti “di grasso” come il brodo e la carne lessa di pollo o di tacchino, le fettuccine con il sugo di carne (che una volta si faceva con le rigaglie del pollo) e ancora, il fritto di carciofi con cotoletta e, come la sera della Vigilia, gli immancabili biscottini, ciambellette e torrone. Come si è visto, dunque, che si tratti della cena della Vigilia o del pranzo di Natale, quello che per tradizione proprio non può mancare sulle tavole dei civitavecchiesi sono le specialità dolciarie. 

Troviamo così i rinomati biscottini detti di “Natale”, dall’inconfondibile forma ottenuta tagliando obliquamente dei lunghi panetti costituiti da farina, zucchero, burro, uova, mandorle, nocciole, lievito, un pizzico di vaniglia e di sale uniti a pezzi di cioccolato fondente, quest’ultimo, ingrediente distintivo nella ricetta tradizionale locale. 

In effetti, questo tipo di dolce è diffuso in molte zone d’Italia e a Civitavecchia si presenta con alcune varianti che vedono, ad esempio, l’aggiunta di scorza di limone grattugiata e di canditi o l’uso di liquori aromatici come la Sambuca. Le ciambellette all’anice, sono uno dei dolci più tipici di Civitavecchia, si preparano tutto l’anno anche se sono caratteristiche del periodo natalizio. 

La “Nociata” è una pasta asciutta (spaghetti o fettuccine) tipicamente locale (da non confondere con i “Maccheroni con le noci” del Viterbese), servita fredda, a spicchi e condita con un mix di ingredienti formato da noci, zucchero, scorza di limone (o Sambuca), cioccolato fondente, mollica di pane raffermo e cannella. La specialità dolciaria ha probabilmente un’origine plurisecolare che può essere rintracciata in una pietanza offerta nel lontano 1771 al cardinale Renato Imperiali in visita alla cappella di Sant’ Agostino, sull’omonima spiaggia. 

Le cronache dell’epoca ne riportano la seguente descrizione:”…venne servito tra l’altro un timballo di maccheroni cotti in un brodo di latte di mandorle, con zucchero, cannella in polvere, uva di Corinto, pistacchi del Levante, bucce di limone, e guarniti con le più delicate paste di Genova”. 

Tra le specialità dolciarie civitavecchiesi tipiche delle festività natalizie troviamo ancora il “Pangiallo”, antico dolce caratterizzato dal colore giallo della sua glassa, e il torrone detto “alla civitavecchiese” nelle sue due versioni, quella classica, a base di miele, zucchero, mandorle (o nocciole), albumi d’uovo, vaniglia, pistacchi e ostia e quella arricchita con cioccolato fondente. 

Non resta che assaggiarli!



Riferimenti bibliografici: Carlo De Paolis 1990, 1998, 1999