CIVITAVECCHIA – «Enel deve garantire il lavoro per evitare un dramma sociale».  A dichiararlo sono la segretaria generale della Cgil Civitavecchia Roma Nord Viterbo, Stefania Pomante, e il segretario generale della Uil di Viterbo e Civitavecchia, Giancarlo Turchetti.
«Enel – proseguono Pomante e Turchetti – come già chiesto da Cgil e Uil, al fine di mantenere l’occupazione e garantire lavoro alle imprese, dovrebbe attivarsi per implementare un percorso che parta dalla messa in sicurezza, per poi avviare lo smontaggio, almeno di un gruppo, e successivamente procedere con la bonifica dell’area prima della chiusura definitiva della centrale, prevista per il 31 dicembre di quest’anno. Una scelta che permetterebbe ai lavoratori di continuare a operare fino all’arrivo dei nuovi insediamenti industriali, a partire dall’eolico offshore e dall’hub. Un fronte su cui si deve impegnare anche il MASE, dimostrando chiarezza sulla data di chiusura della centrale e concedendo le autorizzazioni necessarie. Enel ha sfruttato il territorio di Civitavecchia e generato profitti per oltre 70 anni. Adesso ha il dovere di dare una risposta alle tante famiglie che rischiano di finire in mezzo a una strada, ponendo l’intera città di fronte a una questione sociale senza precedenti. Enel non può andarsene così».

«Chiediamo – sottolineano Pomante e Turchetti – che vengano urgentemente finanziati gli ammortizzatori sociali straordinari per garantire continuità salariale ai lavoratori fino a quando non troveranno nuova occupazione nei progetti industriali futuri. Brindisi – continuano i segretari di Cgil e Uil – vive la stessa situazione di Civitavecchia. Tant’è vero che il MIMIT aveva istituito un tavolo ministeriale congiunto, poi suddiviso in due sottotavoli: uno dedicato alla Brindisi e l’altro a Civitavecchia. Se risultassero veritiere le notizie apparse su alcuni organi di stampa, secondo cui Enel avrebbe garantito lavoro e occupazione a Brindisi per altri due anni, chiediamo che venga adottata la stessa misura anche per Civitavecchia».

Bene quindi il consiglio comunale straordinario dedicato al phase-out. «Tuttavia, nel frattempo, le aziende di Civitavecchia che lavorano nell’indotto Enel hanno iniziato a mettere i lavoratori in cassa integrazione per mancanza di commesse – hanno ricordato i due segretari – dal momento che la centrale di Torrevaldaliga Nord è ferma. Bene anche la manifestazione d’interesse da parte del MIMIT. Tuttavia, qualsiasi progetto pensato per il territorio entrerà a regime solo tra due anni e mezzo, tre. Se non si interviene in questa fase di transizione, i lavoratori e le loro famiglie finiranno in disoccupazione, senza alcuna via d’uscita. Una situazione drammatica per l’intero territorio. Il tempo stringe e il tavolo attivo al MIMIT è in ritardo nel fornire soluzioni concrete rispetto alle ipotetiche date di chiusura della centrale. Serve necessariamente un’accelerazione. Bene infine – concludono Pomante e Turchetti – l’istituzione di un comitato ministeriale, la nomina di un commissario governativo per l’accordo di programma e la riammissione di Civitavecchia nel bando per l’hub eolico nazionale. Tutto questo, a partire dal lavoro del commissario, va realizzato in stretto contatto con il sindaco di Civitavecchia, che conosce altrettanto bene le necessità della città e dei lavoratori. Le organizzazioni sindacali e i lavoratori, però, non rimarranno a guardare. Se non arriveranno risposte concrete e immediate da Enel e dalle istituzioni competenti, siamo pronti a promuovere ulteriori iniziative di mobilitazione e confronto per trovare soluzioni che garantiscano la continuità occupazionale. Il tempo delle attese è finito – hanno concluso - servono certezze e impegni chiari per il futuro di questo territorio e delle tante famiglie coinvolte».