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“Il potere e l’immagine: Cristina di Svezia fra rappresentazione e autorappresentazione”: è il titolo del convegno internazionale di studi, promosso dal Disucom (Dipartimento di scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo), con il patrocinio del Gender equality plan dell’università della Tuscia, che si terrà nel complesso monumentale di Santa Maria in Gradi (aula Radulet) il 7 e l’8 novembre, a cura delle docenti Francesca De Caprio e da Eva Ponzi. Perché un convegno su Cristina di Svezia? L’approfondimento vuole far risaltare la figura di una sovrana (1626-1689) che nel decennio in cui governò il suo Paese (dal 1644 al 1654), vide la sua immagine proiettata sulla grande scena politica internazionale. Dall’abdicazione alla conversione, le sue scelte dirompenti ebbero un’enorme eco in Europa. L’appuntamento scientifico vedrà la partecipazione di studiosi italiani e stranieri ed è orientato alla riflessione su una tematica particolarmente significativa per comprendere con maggiore profondità il regno di Cristina e l’impiego delle immagini come rappresentazione e autorappresentazione. Durante il suo regno, infatti, Cristina aveva costruito immagini di sé utilizzando tutti i media a sua disposizione, per affermare soprattutto la propria natura di sovrana sui iuris, detentrice del trono per diritto divino, avendolo ereditato da suo padre Gustavo II Adolfo. Cristina raggiunse questo scopo attraverso una forma di autopromozione, spesso difforme dai canoni raffigurativi delle sovrane, naturalmente accompagnata dal contributo della stampa incentivato dal mecenatismo. Il risultato fu la creazione di immagini che tendenzialmente la ponevano fuori dal tempo, facendo di lei un’espressione della regalità slegata dai limiti sia della storia sia delle codificate definizioni di genere.