CIVITAVECCHIA – «Leggo con sorpresa e rammarico l’articolo pubblicato dal titolo “Dimensionamento scolastico: Viterbo all’attacco, a Civitavecchia solo retorica”. Pur rispettando il sacrosanto diritto di esprimere opinioni e valutazioni di merito che vanno al di là della mera cronaca, almeno su quest’ultima sarebbe opportuno attenersi in maniera aderente». Inizia così la replica dell’assessore all’Istruzione, Stefania Tinti, che proprio non accetta il parallelismo con l’amministrazione viterbese che sul tema delle scuole sta dimostrando molto più coraggio di quella cittadina. «È necessario, dunque, intervenire su alcune considerazioni contenute nell’articolo. Sin dall’inizio della vicenda sul dimensionamento scolastico – prosegue – sono stata in costante contatto con i dirigenti scolastici del nostro territorio. Ho seguito con attenzione ogni fase, confrontandomi direttamente con i presidi per valutare insieme criticità e possibili soluzioni». E il punto è proprio questo: andando oltre i colloqui con i suoi vecchi colleghi presidi, nello specifico, quali sarebbero le soluzioni prese in esame dalla Tinti e dal sindaco Marco Piendibene, tanto da togliere le castagne dal fuoco agli istituti Calamatta e allo Stendhal? Tinti ribadisce che il primo cittadino ha scritto personalmente a tutti gli organi istituzionali preposti, esprimendo preoccupazione e contrarietà rispetto al piano di dimensionamento, con dati alla mano. E va benissimo, evviva il Sindaco e l’assessore. Ma cosa ha fatto di diverso rispetto a ciò che avrebbe potuto fare un autista, un medico, un salumiere o un infermiere capace di buttare giù due righe di biasimo e di affidarle alla Posta per la spedizione? Assolutamente nulla. Almeno rispetto al dinamismo dimostrato dal sindaco di Viterbo, Chiara Frontini, che ha incontrato genitori e insegnanti, preannunciato ricorsi al Tar, consigli comunali aperti e ha invitato un’intera comunità alla mobilitazione per salvare l’IC Carmine. Anche in questo caso Stefania Tinti ha da ridire: «Si paragona la situazione di Civitavecchia a quella di Viterbo, ma è doveroso chiarire che il Comune di Viterbo ha annunciato il ricorso al TAR per difendere i propri istituti comprensivi, scuole di competenza comunale. Diverso è il caso per Civitavecchia, dove gli istituti coinvolti, Calamatta e lo Stendhal, sono scuole superiori e, quindi, sotto la competenza della Città Metropolitana di Roma. Questa distinzione – aggiunge l’assessore Tinti - non è secondaria, perché definisce chiaramente i margini d’azione delle amministrazioni locali». E qui si apre un mondo. Stefania Tinti appartiene a una compagine politica che sostiene a spada tratta la Città Metropolitana di Roma, rifiutando qualsiasi strada alternativa. Un ente che gli inquilini del Pincio chiamano in causa sul problema, ma che contestualmente difendono per fini politici; un monumento all’incoerenza. «Ribadisco con fermezza che l’amministrazione comunale di Civitavecchia non è rimasta a guardare - conclude Stefania Tinti - abbiamo agito con serietà e concretezza, magari senza i clamori, molto cari a qualcuno, ma con l’obiettivo di tutelare la nostra comunità scolastica». Ma la domanda rimane: quali sarebbero queste azioni portate avanti a difesa del Calamatta e dello Stendhal, oltre a una lettera, due comunicati stampa e quattro incontri con i presidi? Tinti dimentica che ha smesso da qualche anno di fare la preside e che oggi ricopre un ruolo politico che all’occorrenza le impone anche di scendere in piazza a difesa di un interesse collettivo. All’assessore sembrerà strano, ma alcune volte le battaglie si rischiano di vincere proprio così, lontani da una cattedra impolverata, ma tra la gente, da primus inter pares.