Ettore Sacchi, principale esponente del Partito radicale, fu ministro dei Lavori Pubblici nel IV Governo Giolitti, in carica dal 30 marzo 1911 al 10 marzo 1914.
Il numero del 14 dicembre 1911 del Messaggero proclama: sia “lode ad Ettore Sacchi, figlio vero della democrazia, l’unico ministro che in mezzo a mille ostacoli abbia avuto l’energia di rendere giustizia” a Civitavecchia. Assicura: “non dimenticheremo. Il nome di Ettore Sacchi sarà ora e sempre ricordato da Civitavecchia e dall’intera regione con affetto e gratitudine”.
Quali meriti vanta il ministro cremonese nei confronti della nostra città? Il 7 dicembre 1911 nella seduta del Consiglio dei Ministri, Sacchi propone e fa accettare dai colleghi il tracciato definitivo della ferrovia Civitavecchia – Orte – Terni che da circa venti anni è oggetto di “quante discordie, quante polemiche, quante trepidazioni passate!”.
Finalmente è stabilito che, per ragioni militari, la nuova ed utile linea ferroviaria passi per la Valle del Mignone, seppellendo definitivamente gli altri tracciati proposti, fra cui quello del passaggio a Manziana, feudo elettorale di Tommaso Tittoni, già deputato del Collegio di Civitavecchia.
Sulla nuova ferrovia i Civitavecchiesi ponevano mille speranze per il futuro della loro città: “ogni cittadino può respirare e rallegrarsi, poiché finalmente, dopo trenta anni di ansie e di lamenti, la importante questione della ferrovia ha fatto l’ultimo passo risolutivo”.
Nel 1884 veniva fondata a Terni la Società degli altiforni, fonderie e acciaierie. Promotore ne fu l’ammiraglio Benedetto Brin, ministro della Marina, che voleva liberare il Paese dalla dipendenza dall’estero per l’acciaio necessario allo sviluppo economico e alla potenza militare (era l’epoca delle corazzate).
L’ammiraglio Brin amava trascorrere le calde estati di fine Ottocento al villino Berardi su viale Garibaldi. Già due anni dopo la sua nascita, la “Terni” aveva acquistato numerosi ettari di terreno a poca distanza dalla nostra stazione ferroviaria. Vi voleva costruire gli altiforni che avrebbero prodotto la ghisa con il materiale ferroso proveniente dall’Isola d’Elba, sbarcato nel porto, e, tramite la progettata ferrovia, inviato a Terni per diventare acciaio per i cannoni tricolori.
Il corrispondente del giornale romano aveva aperto l’articolo con l’esclamazione “Finalmente!” Trascorreranno altri undici anni perché siano aperti i cantieri ed ulteriori sette perché la linea ferroviaria sia aperta al normale traffico merci e passeggeri.
L’ambizioso progetto della “Terni” non si realizzò (bene o male? non lo so), i terreni furono venduti ai privati nel corso degli anni e l’unica cosa che si realizzò con un enorme ritardo, fu la ferrovia che ebbe però una vita stentata fino al 1964 quando fu chiusa definitivamente.
Ora è il turno della superstrada Civitavecchia – Orte che da oltre sessant’anni non vede la chiusura dei suoi cantieri, lasciando la nostra Città periferica nei confronti del mercato umbro.
Ad Ettore Sacchi, Civitavecchia non ha dedicato neanche una via in periferia. Sic transit gloria mundi!
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