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CIVITAVECCHIA – Nella ultrasecolare storia della Marina italiana il nome dell'ingegnere navale Odoardo Giannelli è indissolubilmente legato alla costruzione e varo della più bella nave del mondo: l'Amerigo Vespucci. Fu lui, infatti, nella qualità di direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia, a gridare il tradizionale "In nome di Dio, taglia!" con cui il 22 febbraio 1931 fu varato lo splendido veliero.
Meno nota la sua attività alla fine della Seconda guerra mondiale quando Giannelli visitò alcuni porti italiani distrutti o danneggiati dagli eventi bellici. Fra di essi il porto di Civitavecchia ispezionato nell'ottobre del 1944 come è annotato su una pianta dello scalo civitavecchiese da lui disegnata. La pianta proviene dal suo archivio, disperso dagli eredi, ed oggi è inserito nella mia collezione di documenti e libri riguardanti la nostra città. Nella pianta, di cui esistono almeno due versioni, sono indicati i moli, le banchine e i pontili esistenti nel 1944 con i loro nomi che, escluso il Molo del Littorio, sono rimasti invariati.


In primo piano abbiamo la vecchia darsena in cui l’ingegnere navale disegna le piccole sagome di bettolini, chiatte, galleggianti vari e vicino all’entrata indica il relitto del motoveliero “Colombo”. Al molo del Lazzaretto registra i motovelieri “Neresine” e “Achille”, il Pontone “Biga”. Affondate nei pressi del molo del Littorio il piroscafo “Montemaggiore” e una pilotina; è indicato anche il “Ru58”. Dal sito internet “Conlapelleappesaaunchiodo” apprendiamo che la motonave “Sabbia”, indicata dal Giannelli all’entrata del porto in prossimità del faro, fu affondata il 5 luglio del 1943 dal sommergibile olandese “Dolfijn”. Lo stesso sito registra l’affondamento della motonave “Città di Bengasi” durante il bombardamento del 14 maggio 1943. Sulla pianta dell’ingegnere non è indicata. È citato il piroscafo “Erice” che si trovava presso la banchina Guglielmotti come il “Città di Trieste”. Invece, del piroscafo “Garibaldi” non conosciamo il luogo preciso dell’affondamento, non essendo citato da Giannelli. Il piroscafo “Mira” è localizzato presso la Banchina Trajano insieme al ”Tigrai”. Su quest’ultimo, ricercando su internet, si trova questa curiosa notizia: “su questa nave si racconta che a guerra finita, l’armatore aveva avuto l’autorizzazione a procedere al ricupero di una nave che soltanto dopo alcuni giorni di lavoro non risultò essere il “Tigrai”; senza dire niente a nessuno il relitto venne di nuovo affondato e si iniziò regolarmente il ricupero del vero “Tigrai” che, subito dopo, venne demolito”. Presso il pontile Sardegna fu affondato il piroscafo “Orione” che poi Giannelli si occupò di recuperare, come da una sua relazione scritta. Nella ricerca sulle navi affondate nel maggio del 1943 e successivamente, c’è un piccolo mistero: l’ingegnere Giannelli indica l’affondamento fra le banchine Marconi e Umberto I del piroscafo “Aversa”. Nel bellissimo sito dell’Agenzia Bozzo troviamo la scheda della nave che fu varata nel 1933 a Le Havre come bananiera e passeggeri con il nome di “Kakoulima”. Nel 1943 fu incorporata dalla Regia Marina e ribattezzata “Aversa”. Nella scheda risulta che arrivò a Civitavecchia da Golfo Aranci il 28 agosto 1943 “dove in seguito venne affondato per cause non accertate”: il 30 agosto Civitavecchia subì un terribile bombardamento angloamericano. Ma la stessa scheda fornisce un altro finale per l’ex bananiera: affondata il 16 ottobre 1943 fra Rapallo e La Spezia da un sommergibile inglese, mentre era sotto controllo della marina tedesca. Questo il panorama dello scalo civitavecchiese nell’ottobre 1944 quando l’ingegnere navale Odoardo Giannelli l’ispezionò e disegnò la pianta del “Porto di Civitavecchia – Situazione navi affondate Scala 1: 2500”.
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