CIVITAVECCHIA – Ha terminato la sua corsa “Eolo”, il santamarinellese di 46 anni, con il vizietto di fare il vento al ristorante. L’uomo è stato bloccato nei giorni scorsi, inchiodato alle sue responsabilità dopo che per mesi ha lasciato conti da pagare in numerosi locali del litorale. Sempre la stessa modalità di azione: arriva al ristorante, chiede di poter mangiare, si accomoda e inizia a ordinare pietanze costosissime, dall’antipasto al dolce, senza farsi mancare naturalmente una buona bottiglia di vino. Al momento di pagare, ogni volta il bancomat non funziona. Ogni volta lascia il suo numero di telefono con l’impegno di tornare a saldare il debito e ogni volta, puntualmente, sparisce nel nulla. Dopo aver raccolto le numerose segnalazioni arrivate dai ristoratori, abbiamo deciso di capirci di più e di accendere i riflettori su quell’uomo capace di lasciare il gestore di un ristorante per mesi in attesa dei suoi soldi e di presentarsi poi come se nulla fosse al locale accanto per fare ancora una volta il vento. Inutile attendere il suo arrivo a bordo della ormai nota Mercedes Classe A di colore nero: Eolo ha deciso di cambiare mezzo, complici anche le belle giornate. Così lo abbiamo intercettato sull’Aurelia in sella a una bicicletta: pantaloncini, pedalata decisa e look inconfondibile, chirurgico nei suoi spostamenti. Da Santa Marinella è arrivato a Civitavecchia, ha percorso il lungomare, si è fermato nei pressi di un noto ristorante di pesce, ha posteggiato il mezzo e si è accomodato al tavolo per pranzare. Tutta roba della migliore qualità. Lo abbiamo notato, seduto all’aperto mentre pranzava e abbiamo pazientemente atteso che terminasse di consumare le sue portate. Con molta calma si è diretto al bancone del ristorante, ha chiesto il conto e ha esibito il suo ormai famoso bancomat non funzionante. A quel punto siamo entrati in azione, lo abbiamo chiamato per nome e lui – vittima dell’effetto sorpresa – non sapendo come comportarsi ci ha salutati amichevolmente come se ci conoscessimo da una vita.

Ci è bastato qualificarci e invitarlo a smetterla con i pranzi a sbafo nei ristoranti del litorale, per fargli cambiare atteggiamento. Eolo si è irrigidito, ha notato la nostra telecamera e ha fatto venti secondi abbondanti di silenzio, mentre una buona parte dei ristoratori ancora in attesa dei loro soldi era lì con noi, sul posto, pronta a chiedere chiarimenti a chi ha fatto del vento al ristorante uno stile di vita. «Ma ti sembra giusto questo comportamento? – Gli abbiamo domandato più volte – quando pensi di smetterla? Questi signori sono tutti ristoratori dove ti sei presentato, hai mangiato e ti sei poi allontanato senza pagare il conto. Come vogliamo regolarci? Cosa ti senti di dire loro?». Risposta laconica: «Pagherò».

Il problema è capire quando pagherà, ammesso che davvero decida di farlo. «Aspetto gli affitti di alcune case di mia proprietà, non è colpa mia se non mi sono entrati i bonifici». Come se presentarsi in un ristorante, pranzare e poi accorgersi di non avere i soldi per pagare fosse la cosa più naturale del mondo, tanto i ristoratori possono aspettare. Intanto il bancomat di Eolo – strano ma vero – neppure questa volta ha funzionato e il conto è rimasto senza pagare. Nel tentativo di spiegargli l’ovvio, ovvero che prima si effettua un controllo sui propri conti e poi eventualmente si decide di andare a mangiare fuori, lo abbiamo più volte invitato a non farlo più. Dalle parole di Eolo non è emerso alcun pentimento, solo tanto stupore di fronte al fatto che questa volta è stato beccato e inchiodato alle sue responsabilità. Breve parapiglia con i ristoratori presenti, poi all’interno del ristorante sono arrivati i Carabinieri che lo hanno identificato. Siamo comunque riusciti a strappargli faticosamente una promessa, quella di non continuare a mangiare nei ristoranti della zona senza pagare il conto a fine pasto. Una promessa fatta più per chiudere l’imbarazzante situazione venutasi a creare che per inaugurare un nuovo inizio, magari più corretto nei confronti di chi con fatica ogni giorno si affanna per portare avanti un’attività commerciale. Così, tra una risata, un momento di tensione e un contesto caratterizzato da giustificazioni surreali, cala il sipario su una storia tanto scontata quanto assurda che ha coinvolto un’intera categoria, quella dei ristoratori, che da sempre può vantare un triste primato: tanto lavoro e poche tutele.