CIVITAVECCHIA – Il nostro almanacco non poteva non celebrare il 246° anniversario della nascita di monsignor Vincenzo Annovazzi, nato a Civitavecchia il 15 marzo 1779 da Biagio e da Annunziata Albert. Fra quattro anni sarà perciò il 250°, un anniversario che ci auguriamo sarà degnamente celebrato.

Il maggior lascito di monsignor Annovazzi alla sua città è senza dubbio la “Storia di Civitavecchia dalla sua origine fino all’anno 1848” che fu stampata nel 1853 dalla Tipografia Ferretti di Roma.

Nella dedica che i nipoti, Domenico e Biagio Annovazzi, fecero “all’Eccellentissima Rappresentanza municipale della Città di Civitavecchia”, leggiamo che monsignor Annovazzi “travagliò molto e lungamente a raccogliere notizie istoriche di Civitavecchia nel principale scopo di giovarsene, come già fece, per ottenere dai Sovrani Pontefici la ripristinazione della sede vescovile, la conservazione del privilegio della franchigia, la permissione di edificar sobborghi, ed altre particolari beneficenze, che lungo sarebbe di enumerare”.

Il lavoro di ricerca e di stesura della Storia fu certamente lungo ed accurato come testimonia un altro grande storico della città, Pietro Manzi. Nel suo prezioso “Stato antico ed attuale del Porto, Città e Provincia di Civitavecchia” edito nel 1837, Manzi accenna brevemente ai vescovi che si succedettero nella diocesi di Centumcellae e precisa che “questa materia … verrà trattata con erudizione e dottrina nell’istoria, che si propone di pubblicare il nobile nostro concittadino monsignore Vincenzo Annovazzi, attuale vescovo suffraganeo di questa città”. A fianco del vescovo e futuro santo, Vincenzo Strambi, il giovane Annovazzi s’impegnò per restituire a Civitavecchia la dignità episcopale. Novello sacerdote, fu inviato nella città natale come provicario generale del vescovo di Viterbo. Fu lui a trasferire la collegiata, di cui era canonico, dalla piccola chiesa di S. Antonio al Ghetto, alla grande chiesa di S. Francesco. Sempre in accordo con lo Strambi, creò la Scuola pia camerale per l’istruzione delle fanciulle civitavecchiesi. Fu inoltre direttore dal 1814 al 1838 del Conservatorio della Divina provvidenza o delle zitelle.

Nel 1825, Leone XII distaccò la città portuale dalla diocesi viterbese e l’unì alla diocesi di Porto e S. Rufina, a cui fu aggiunta Civitavecchia, che finalmente riacquistava la dignità episcopale e l’anno successivo monsignor Annovazzi fu proclamato vescovo e destinato come suffraganeo del cardinale portuense nella sua amata città. Nel 1827 difese con successo le franchigie doganali di Civitavecchia, che la Curia voleva sopprimere insieme a quelle di Ancona.

Fu lui a dare inizio al processo diocesano per la beatificazione di monsignor Strambi, da poco scomparso. Nell’agosto del 1836 fu in prima linea nell’assistere i colerosi della città dando forza ai concittadini e coraggio ai sacerdoti che “vinto il timore del morbo tremendo” s’impegnarono mirabilmente nel soccorrere i malati somministrandogli assistenza spirituale e materiale. Papa Gregorio XVI lo volle vescovo di Anagni e pertanto nel 1838 dovette lasciare Civitavecchia. Vi ritornò nel 1846 quando rinunciò alla cattedra vescovile. Proseguì i suoi studi per completare la Storia di Civitavecchia. A maggio del 1850 si portò a Roma per ossequiare Pio IX che da pochi mesi era rientrato nella capitale del suo regno dopo la violenta fine della Repubblica Romana.

Monsignor Annovazzi approfittò del soggiorno a Roma per sovrintendere alla stampa del volume ma “dopo l’impressione dei primi quindici fogli, sorpreso dal crescente calore della stagione estiva, tanto nocente al suo male, cadde nella estrema infermità della vita”. Morì il 4 agosto 1850.

Il funerale fu celebrato a Roma, poi il corpo fu trasferito a Civitavecchia e sepolto nel presbiterio della Cattedrale. Ad occuparsi dell’ultimazione dell’opera, con le opportune correzioni, e la pubblicazione fu un altro grande storico cittadino: padre Alberto Guglielmotti.

Oggi è piacevole leggere le pagine dell’Annovazzi, in cui hanno particolare evidenza le tradizioni religiose e civili dei Civitavecchiesi. A noi storici contemporanei fornisce preziosi dati che le distruzioni della guerra avrebbero cancellato per sempre se lui non li avesse messi per iscritto e peculiare e grande suo merito è aver collocato in appendice al suo volume “Lo Statuto de la Terra de Civitavecchia”, magnifico documento della storia cittadina, squarcio sulla vita quotidiana dei Civitavecchiesi nei secoli più antichi..

A lui va il mio grazie di civitavecchiese e di storico della Città.

PS: purtroppo di monsignor Vincenzo Annovazzi allo stato attuale non si conoscono ritratti.