CIVITAVECCHIA – Domani, 8 dicembre, in molte famiglie si rinnoverà la tradizione dell’allestimento del presepe e dell’albero di Natale. Sotto di esso verranno posti i doni per i grandi e soprattutto per i più piccoli.

Se per il presepe dobbiamo ringraziare san Francesco che per primo lo approntò a Greccio, per l’albero natalizio dobbiamo trasferisci nell’Europa del Nord, dove veniva realizzato già nel XVII secolo. In Italia arrivò più tardi, perché lo si riteneva caratteristico dei protestanti. Se interrogate internet per conoscere quando la tradizione fu introdotta in Italia, leggerete che “la prima ad addobbare un albero di Natale, nella seconda metà dell’Ottocento, fu la regina Margherita lanciando la moda in tutta la penisola”. In tali occasioni si allestivano grandi feste per lo scambio dei doni.

Sul Corriere della Sera del 26 dicembre 1884 fu pubblicata la cronaca di una festa dell’Albero di Natale organizzata al Quirinale. Protagonista fu il principe di Napoli, futuro re Vittorio Emanuele III, che quindicenne invitò i suoi amici alla festa dell’Albero: “tutti gli invitati ebbero dei bellissimi regali”. Dopo i ragazzi, venne il turno delle mamme nel ricevere dalla regina i doni estratti a sorte dal principe. Fra le presenti c’era anche la marchesa Calabrini, esponente della nobile famiglia civitavecchiese che fu sempre fedele ai Savoia, ricoprendo prestigiosi incarichi a corte.

A Civitavecchia quando arrivò l’albero di Natale? Con precisione non lo sappiamo, ma sfogliando i giornali usciti fra Ottocento e Novecento, ho trovato un bell’articolo del Messaggero che descrive la filantropica festa dell’Albero di Natale in città, all’inizio del secolo scorso, il 9 gennaio 1900:

“Ieri sera, nella sala dell’orfanotrofio femminile, fu fatta la festa dell’albero di Natale, ricco di belli e variati doni, offerti, per le orfanelle, da enti, signori, signore e signorine della città, con accademia di canto, musica e prosa.

Il geniale trattenimento, datosi esclusivamente a favore delle povere orfanelle, sebbene preparato in pochissimi giorni, non poteva riuscire migliore, e, nella sala dello spettacolo, adornata molto bene, ho notato un’eletta di signori, signore, una pleiade di leggiadre signorine, di vispe bambine, un’affluenza numerosa d’invitati … A dell’ottima musica si alternò del buon canto, pei quali, gentilmente, si prestarono signorine e signore del luogo, e alcune declamazioni poi di orfanelle, sia per la grazia, con cui si espressero, sia per la pietà del soggetto, suscitarono non poca e vera commozione … Alle buone suore del Preziosissimo Sangue, solerti cooperatrice dell’esito della cosa, debbo vive congratulazioni per il modo lodevole d’istruzione e di educazione che impartiscono ed impartiranno sempre a tante care fanciulle, affidate alle loro cure, percosse dalla sventura grave di non avere conosciuto, o di avere perduto, in tenera età, il bene del grande amore verso i genitori”.

Tanta solidarietà per le più sfortunate cittadine della nostra città in quel Natale d’inizio secolo.