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«Io conto che nel giro di un paio di mesi si possa pensare di portare il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche in consiglio comunale per la definitiva approvazione». Lo dice l’assessore comunale alla qualità degli spazi urbani del Comune di Viterbo Emanuele Aronne che, fin dal suo insediamento, si è impegnato a definire il Peba e a portarlo a compimento. Il “Peba 2025-2025 Viterbo accessibile” è stato realizzato dal progettista architetto Mario Todini con il gruppo tecnico di lavoro formato dall’architetto Arianna Scoponi e dal geometra Luca Rizzello. Il piano, fino a ora, prevede oltre 964 milioni di euro d’interventi e, ogni intervento, ha una scheda specifica in cui sono indicati criticità e soluzioni progettuali con relativi costi. «Abbiamo terminato quasi tutta la parte del Peba relativo agli spazi esterni – continua l’assessore Aronne – e siamo in definizione di quella relativa agli edifici comunali. Sebbene sia un piano – continua Aronne – il Peba non ha bisogno della trafila che si ha per i piani urbanistici con l’adozione, pubblicazione, osservazioni e controdeduzioni, approvazione prima regionale e poi comunale. C’è solo un passaggio secco in consiglio comunale». Le premesse per dare finalmente piena accessibilità ai luoghi comunali, sia fisica che sensoriale (visiva e uditiva) e cognitiva in tempi accettabili, quindi, sembrano esserci tutte.
Cos’è nello specifico il Peba? «È un documento obbligatorio – spiega Aronne – di cui si devono dotare i Comuni ed è un piano che fa una fotografia di qual è l’analisi delle barriere architettoniche, soprattutto degli edifici e spazi pubblici e suggerisce quali interventi possono essere fatti con tanto di valutazione economica con interventi poi inseriti nel Piano triennale delle opere pubbliche». Il Peba è essenziale, però, soprattutto perché «molti finanziamenti sulle barriere si possono avere esclusivamente con l’adozione del Peba approvato – continua l’assessore - L’ultimo Peba approvato dal Comune di Viterbo risale all’epoca del sindaco Gabbianelli: tecnicamente era scaduto e, tra l’altro, si era smarrito e l’ho ritrovato. Una parte di quel Peba è stato attuato: che oggi l’edificio di via Ascenzi sia accessibile è un dato di fatto». Tra le valenze del Peba non c’è solo la parte fisica «che si conosce di più - precisa ancora Aronne – ma anche quella sensoriale per ciechi e sordi: ciò c’era anche nel precedente piano ma in modo marginale e, oggi, c’è più attenzione. Nel Peba che stiamo lavorando, invece, c’è, la novità delle barriere architettoniche cognitive, fin ad ora mai esplorate. Non c’è molta letteratura in tal senso ma, grazie alle associazioni e alla consulta del volontariato, stiamo raggiungendo la definizione del piano». Un esempio di azzeramento generale delle barriere architettoniche è il museo dei portici di Palazzo dei Priori che ha avuto interventi per l’abbattimento globale delle barriere fisiche e sensoriali.