PHOTO
default
CIVITAVECCHIA – «Esprimiamo tutte le nostre preoccupazioni riguardanti il futuro della nostra città, purtroppo in crisi anche d’identità poiché legata a un vecchio modello di sviluppo che tanto aveva promesso e fatto sperare ma che alla resa dei conti si sia rivelato un autentico fallimento danneggiando l’intero territorio e provocando lotte intestine di difficile smaltimento».
Inizia così una nota di Civitavecchia c’è che continua: «Comunque sembra che il peggio debba ancora venire; il “nuovo” avanza solo nelle parole, tarda ad assumere forma e sostanza, promesse e obblighi istituzionali sono disattese, il governo non ricorda la messa in atto del promesso “contratto di sviluppo” e si defila rispetto al fondo di sostegno per i lavoratori delle centrali a carbone mentre progetti pubblici e privati, che dovevano essere suddivisi tra le città in maggiore crisi, vengono sempre più proiettati verso il sud lasciando al nostro territorio poca roba e quel poco collegato alle varie forme di smaltimento rifiuti urbani e non».
Secondo Civitavecchia c’è «perfino l’eolico ha molti più problemi del previsto. Le preoccupazioni aumentano quando costatiamo lo stato reale della nostra città, che anche con la corresponsabilità del passato, è molto diversa dalle chiacchiere e i proclami che ci sono stati propinati. La nostra città diminuisce di abitanti e nel reddito pro-capite (ora fermo a 14.400 euro/anno tra i più bassi del Lazio), diminuisce anche nelle attività commerciali prive di regolamento e di attrazione, sostituite da evidenti forme di clientelismo che ne riducono il valore e l’importanza. Anche le insufficienti strutture del pubblico mercato costituiscono difficoltà per operatori e cittadini, come un traffico esageratamente convulso senza alcuno studio dei flussi e come la gestione dei parcheggi ferma a delle regole che risalgono a tanti anni fa. I progetti termali sono all’anno zero con un turismo archeologico, marinaro, di prossimità e sportivo in netto ritardo, quest’ultimo anche per una mal curanza degli impianti sportivi. Purtroppo anche nella quotidianità la confusione regna sovrana. I cittadini sono frastornati dal mancato ripristino post pandemico, circondati da illegalità di ogni tipo, invasi nelle proprie case da musiche abusive e colpiti da una serie di balzelli tributari dei quali alcuni senza nessuna spiegazione. In tutto ciò, e tanto altro, appare assordante il silenzio dell’area metropolitana di Roma, ex provincia di Roma, nella quale siamo stati inglobati e che continua a vantare diritti di “sottomissione” senza neanche spendere una parola a nostro sostegno; così come viene ormai completamente dimenticata la costruzione nel porto della darsena grandi masse volano indispensabile per il rilancio delle attività portuali e che in caso contrario – conclude – relegherebbe il nostro porto in un ambito esclusivamente crocieristico».
©RIPRODUZIONE RISERVATA