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Marco Ciorba è il nuovo presidente del consiglio comunale di Viterbo. Il consigliere di Viterbo 2020 torna a sedere sul secondo scranno più importante di Palazzo dei Priori a distanza di cinque anni, dopo l’esperienza nella consiliatura Michelini. Sul suo nome, già all’indomani delle dimissioni di Letizia Chiatti, si era concentrata l'attenzione come possibile successore. Nessuna sorpresa dunque. Neanche per quanto riguarda la tenuta della maggioranza, il test rappresentato dall'elezione è stato risolto senza scossoni. Allineati e compatti. Così si sono presentati all'appuntamento i consiglieri del Patto civico, proponendo un unico candidato. Tutti presenti in aula. Unica, pesante, eccezione Letizia Chiatti. L’ex presidente infatti ha disertato la seduta ed è rimasta in vacanza.
In apertura dei lavori, dopo il minuto di silenzio per commemorare la scomparsa di Severo Bruno, la sindaca Chiara Frontini in merito alle dimissioni della ex presidente ha ricordato la nota congiunta con cui lei e la Chiatti hanno dato comunicazione delle dimissioni.
«Una scelta personale in piena autonomia» ha ribadito la prima cittadina aggiungendo poi che «per l’amicizia che mi lega a Letizia non intendo commentare oltre».
Paolo Moricoli, che come vice presidente ancora in carica presiede l’assemblea, è pronto a dare il via alle procedure per l’elezione del successore, «non ritenendo opportuno aprire un dibattito, vista l'assenza della Chiatti».
Non è però dello stesso avviso l'opposizione.
«Non è stato un atto politico di poco conto» afferma Alvaro Ricci, capogruppo Pd, il quale afferma che «nonostante i vostri divieti a commentare, qualche problema c’è stato». Stesso tenore per l'intervento della capogruppo di Fratelli d’Italia, Laura Allegrini. «C'è stato qualcosa che non ha funzionato. Crediamo ci sia stata una crisi e, visto che oggi voi della maggioranza siete qua, forse è già stata risolta. Ma sicuramente ce ne saranno altre» profetizza, tra gli scongiuri dei consiglieri di maggioranza.
E Luisa Ciambella, capogruppo di Per il Bene Comune si dice «stupita dell’atteggiamento della sindaca e di Moricoli nel voler minimizzare la vicenda». Poi un suggerimento rivolto alla Frontini: «A parte la fotografia di stamattina, se fossi in lei sindaca non starei troppo tranquilla». Quindi l’intervento del capogruppo di maggioranza Giancarlo Martinengo, il quale oltre a ringraziare la Chiatti per «la guida con cui ha inserito un gruppo intero in una liturgia sconosciuta ai più» ha avanzato la candidatura a presidente di Marco Ciorba. En plein per lui: 20 i presenti in maggioranza e 20 sono stati i voti. 10 invece le schede bianche dell’opposizione che si è astenuta.
«Spero di instaurare un rapporto di collaborazione e un dialogo costruttivo con tutti voi» esordisce il nuovo presidente del consiglio Ciorba, ringraziando per l’onore di ricoprire tale posizione per la seconda volta.
«Un ruolo di grande responsabilità, mi accingo a svolgerlo con il massimo impegno e dedizione e con rigoroso e scrupoloso rispetto delle regole. Un ruolo terzo e imparziale, mi impegno ad ascoltare suggerimenti costruttivi di tutti voi con l'auspicio che questo consiglio rappresenti la casa di tutti i viterbesi». Ha quindi ricordato le sfide epocali che la città si accinge ad affrontare: dal Pnrr al Giubileo 2025, alla candidatura a capitale europea della Cultura.
Per la vicepresidenza è stato riconfermato Paolo Moricoli, che è stato protagonista di una doppia elezione.
All’ordine del giorno, infatti, era prevista anche la nomina di due consiglieri comunali - uno di maggioranza e uno di minoranza - all'interno della Consulta del volontariato. L’elezione di Moricoli come rappresentante della maggioranza è filata via liscia. Non così quella per l’esponente dell’opposizione.
Fratelli d'Italia e Per il Bene Comune propongono Antonella Sberna mentre il Pd candida Alessandra Troncarelli. Votano soltanto i dieci consiglieri di minoranza. L’esito è di parità: 5 a 5.
Si procede a un secondo giro. Nulla da fare, resta il pareggio. Come da regolamento, la nomina è rimandata al prossimo consiglio comunale. Con conseguente posticipo dell'avvio della Consulta.