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718 provvedimenti attivati per nuovi impianti di energie rinnovabili nella Tuscia. Uno tsunami di richieste, nonostante nel Viterbese insista già il 78,8 del totale degli impianti del Lazio rispetto a percentuali decisamente meno impattanti nelle altre province: il 13,7 a Latina, il 6,58 a Roma e 0 a Rieti.
«È indubbio che ci troviamo di fronte a un’invasione del territorio - ha stigmatizzato il presidente di Palazzo Gentili Alessandro Romoli - 718 i procedimenti attivati sulla nostra provincia, tra rinnovabili e biomasse, alcuni già realizzati e operativi». Un attacco iniziato nelle aree del litorale ma che si sta espandendo anche ai territori più interni. Tra le richieste che maggiormente rischiano di stravolgere tutti gli aspetti peculiari del Viterbese quelle relative a 610 impianti fotovoltaici a terra, di cui 147 già realizzati e operativi. Ieri per fare il punto su una situazione che genera preoccupazione e per cercare di individuare azioni che possano prevedere un equilibrio, oggi fortemente sbilanciato ai danni della Tuscia, tra le province del Lazio il consiglio provinciale prima e l’assemblea dei sindaci poi hanno approvato all’unanimità una delibera che dà mandato al presidente Romoli di adoperarsi nei vari livelli istituzionali per tutelare il territorio. Tra l’altro una delibera regionale stabiliva alcuni principi di carattere generale con cui riequilibrare la situazione, indicando come in ogni provincia non fosse possibile superare il 50% rispetto al totale degli impianti autorizzati. A creare ulteriore motivo di preoccupazione l'escamotage individuato dalle aziende operanti nel settore delle rinnovabili che, «per superare l'impasse - ha sottolineato Romoli - aumentano la potenza e la caratura degli impianti bypassando la Regione e incardinando le richieste di autorizzazione direttamente al Mase». Puntando sulla norma del silenzio-assenso, qualora il ministero non fornisca risposta entro i termini previsti. L’amministrazione provinciale da tempo è sulle barricate per contrastare l'invasione. L’ente di via Saffi infatti si è già costituito in giudizio in nove cause, il cui esito è stato reso noto dall’avvocato Felice: «Quattro vinte, due perse e 3 in corso» che ha messo in evidenza anche il fatto che con la sentenza del 26 novembre il Tar sia entrato nel merito della delibera. «Non si parla di moratoria. Non si impedisce al privato di realizzare impianti ma occorre perseguire un riequilibrio nei diversi territori del Lazio». In apertura dei lavori del consiglio, il presidente Romoli ha dato comunicazione della bocciatura definitiva, espressa giovedì dalla conferenza servizi, della discarica di Arlena. Un risultato «importante» ha affermato Romoli rivendicando l'apporto «dirimente della Provincia». E la battaglia contro l'attacco al territorio prosegue: la prossima settimana sarà convocato un consiglio provinciale sul deposito nazionale di scorie nucleari.