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CERVETERI - «Se è la fine di un incubo? Forse sì, ora però quell’uomo deve scontare la sua pena in carcere». La donna, madre di cinque figli, commenta così la sentenza della Cassazione che di fatto conferma la pena di 9 anni di reclusione per il suocero, 81enne residente a Cerveteri. “Orco” che nel corso del tempo – secondo l’impianto accusatorio del pm - aveva abusato di tutti e cinque i nipotini anche se in tribunale hanno testimoniato solo quattro, visto che la quinta di 4 anni era troppo piccola. Il nonno era stato condannato a nove anni di carcere sia in primo che in secondo grado per abusi sessuali nei confronti dei minori. La pubblica accusa aveva chiesto dieci di anni di reclusione per l’anziano, uno insospettabile. E invece – era emerso durante il dibattimento in aula – in più occasioni si era reso protagonista al negativo di azioni deplorevoli. Tra le tante, i palpeggiamenti continui, la detenzione di materiale pornografico mostrato anche alla presenza dei nipotini e l’uso di un linguaggio non consono a bambini di quell’età. «Ho provato un dolore immenso ma alla fine ho denunciato tutto – prosegue la donna - l’ho fatto per i miei figli e anche affinché le altre donne possano fare altrettanto trovando il coraggio di denunciare queste orribili vicende. Immaginate che un nonno fa scoprire la sessualità ai nipoti prematuramente. Ora mi auguro che quest’uomo vada in carcere per scontare la sua pena». L’incubo per la donna e i suoi bimbi inizia nel 2016. È in quel periodo che si rivolge da subito alla magistratura civitavecchiese attraverso un legale dopo aver sospettato qualcosa basandosi sulle confidenze di due figlie e portando ai pm una chiavetta usb con i racconti degli stessi bambini. Scatta ufficialmente l’indagine della polizia del commissariato di Civitavecchia. Una situazione difficile da gestire. La signora chiede aiuto anche alla suocera che però fa finta di nulla. Neanche il marito, figlio dell’81enne ora condannato, prende posizione.
Il nonno cerveterano nel corso degli anni ha avuto problemi di salute, condizione peggiorata dopo le attività investigative. La difesa per questo ha chiesto per il nonno una misura alternativa al carcere. «Una liberazione, lo denuncerei di nuovo, senza alcuna esitazione – conclude la donna – e deve andare in carcere, lo ripeto. È stata una battaglia dura. Sono dovuta fuggire da Cerveteri per proteggere i miei figli».
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