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Dispersione d’acqua, la provincia di Viterbo 47° in Italia ma la migliore del Lazio. I dati Istat elaborati dalla Cgia di Mestre danno un quadro allarmante, sia a livello nazionale che locale, sui livelli di perdita d’acqua immessa nella rete idrica. Che, alla luce delle problematiche di questi mesi legate alla siccità e alle temperature record estive, impongono interventi immediati da parte delle istituzioni.
Nella Tuscia, nel 2022, è andato disperso il 40,6% complessivo dell’acqua della rete idrica, pari a 162 litri pro-capite di utenti quotidiano per un totale pro-capite di 399 litri immessi a testa. In questa classifica la Tuscia è sopra la media nazionale che è attestata al 35,2% con 128 litri pro-capite al giorno di perdita idrica per un totale di 364 litri giornalieri d’acqua consumata.
Nel Lazio la provincia con il livello più alto di dispersione dell’acqua è nettamente Latina che è addirittura al 4° posto nazionale con il 67,7% di acqua dispersa (350 litri a persona persi per un uso pro-capite di 517 litri). Segue Frosinone che è al 20° posto in Italia con il 55,1% di dispersione idrica (pari a 357 litri per un uso pro-capite totale di 648 litri). Quindi Rieti al 32° posto nazionale con il 46,9% di acqua persa (pari a 289 litri per totali 617 prodotti a testa). La Tuscia è la provincia del Lazio, quindi, con minore dispersione idrica. La peggiore provincia in Italia per dispersione idrica dell’acqua immessa in rete è Potenza con 454 litri pro-capite che rappresentano il 71.0% dei 639 litri a testa d’acqua rilasciata ogni giorno. Seguono Chieti (70,4%); L’Aquila (68,9%); Latina (67,7%); Cosenza (66,5%); Campobasso (66,4%); Massa (65,3%); Siracusa (65,2%); Vibo Valentia (65.0%); Belluno (64,2%) e Sassari (63,4%). La migliore provincia italiana, invece, risulta Como con il 9,2% di acqua dispersa (appena 28 litri su 307 immessi in rete), quindi Pavia (9,4%); Monza (11,0%); Lecce (12,0%); Pordenone (12,1%); Milano (13,4%) e Macerata (13,9%). Su 107 province sono 56 quelle sotto la media nazionale per il livello di percentuale dispersa d’acqua, sintomo che una metà dell’Italia è su livelli poco o per nulla accettabili.
Tra i motivi che determinano i numeri descritti ci sono cause come le rotture delle condotte idriche, la vetustà degli impianti, errori amministrativi di misurazione dei contatori e gli allacci abusivi.
Un altro motivo, legato all’uso dell’acqua per l’agricoltura, è l’alto utilizzo degli abbeveratoi per il bestiame nelle zone prettamente rurali. L’Italia è prima in Europa per i consumi idrici totali che si aggirano sui 40 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno. Di questi il 41%, pari a 16,4 miliardi, vengono usati per l’agricoltura, il 24% per usi civili (9,6 miliardi di metri cubi), il 20% per l’industria (8 miliardi) e il 15% per l’energia elettrica (6 miliardi). L’uso medio giornaliero complessivo dell’acqua in Italia è di 25 milioni di metri cubi. A livello industriale l’Italia è ancora il primo Stato per quantità d’acqua utilizzata, in particolare per i comparti estrattivo, tessile, petrolchimico, farmaceutico, della gomma, delle materie platiche, del vetro, ceramica, cemento, carta e prodotti in metallo. Quello che risulta improcrastinabile è l’uso mirato e oculato dei fondi previsti per interventi sul sistema idrico e per limitare la dispersione dell’acqua. Tra questi sono già stati stanziati 4,3 miliardi di euro che sono stati indirizzati a nuove infrastrutture idriche primarie, alla riparazione, digitalizzazione e monitoraggio delle reti idriche, al potenziamento e ammodernamento del sistema irriguo agricolo e per la depurazione delle acqua reflue per il loro riutilizzo in agricoltura e nell’industria. Altro fronte d’intervento potrebbe essere quello della creazione dei dissalatori sull’esempio di Stati come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Israele: qui siamo ancora ai primi passi.