CIVITAVECCHIA - C’è attesa per gli interrogatori di garanzia degli undici professionisti finiti nella rete dei carabinieri nell’ambito dell’indagine “Bad Doctor”, condotta dai militari della stazione di via Antonio da Sangallo, coordinati dal pm Valentina Zavatto. Ieri mattina sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare. A finire in carcere i medici Gino Saladini e Giuseppe Di Iorio: entrambi si troveranno lunedì mattina al carcere di Borgata Aurelia davanti al gip Giusi Bartolozzi per chiarire le proprie posizioni. Ed entrambi sono considerati, secondo le tesi accusatorie, coloro che gestivano ed organizzavano l’associazione. Da qui la custodia in carcere, anche per evitare la reiterazione del reato.  



“Risponderemo alle domande e chiariremo la vicenda – ha assicurato l’avvocato Daniele Barbieri, che assiste il dottor Di Iorio insieme alla collega Teresa Calbi – abbiamo letto l’ordinanza e affrontato punto per punto quanto contestato”. Non ci stanno i legali all’ipotesi del vincolo associativo. “Non ci sono i presupposti alla base delle imputazioni – ha aggiunto Barbieri – specie per quanto riguarda l’associazione a delinquere. Il mio assistito al momento è tranquillo: certo, chiederemo sicuramente la revoca della misura cautelare in carcere: non è più in attività, è una persona assolutamente incensurata. Parliamo quindi di una misura impropria”.



Più cauto l’avvocato Stefano Bonifazi, che assiste il medico legale Gino Saladini insieme al collega Ivar Galioto. “Stiamo lavorando e studiando le carte – ha spiegato – prima dell’interrogatorio di lunedì non possiamo dire nulla”.



Alle 15 invece in Tribunale inizieranno gli interrogatori per i sei professionisti finiti agli arresti domiciliari: si tratta degli avvocati Roberto Abbruzzese e Massimiliano Monti, il primo del foro locale e l’altro di Roma, e dei medici Paolo Moretti, Maurizio Gaglione, Fabrizio Fati, Massimo Lucidi. Tre invece i medici per i quali è stato disposto l’obbligo di presentazione: Francesco Meloni, Federico Arduini e Cristiano Turchetti.  



“Già nel 2015 - ha spiegato l’avvocato Lorenzo Mereu, legale di Melone - il mio assistito era stato ascoltato, chiarendo la sua posizione. Non credo ci siano elementi per avvalorare la tesi accusatoria, specie per quanto riguarda l’associazione a delinquere. A prescindere dalla decisione del gip, ricorreremo comunque al Riesame”.



Tutti sono responsabili, a vario titolo, di aver costituito, diretto, organizzato, e partecipato a un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, a reati di falso di vario genere commessi da privati e pubblici ufficiali e di sostituzione di persona. Alcuni degli indagati risultano nell’indagine come false vittime di incidente, parenti, medici e consulenti. Stando a quanto evidenziato dal gip, riprendendo le conclusioni del Pm,  "la condotta dell'associazione configura un consolidato sistema illegale con distribuzione dei relativi compiuti agli associati in relazione alle rispettive specializzazioni con una professionalità che lascia sgomenti, in quanto le condotte fraudolente avvenivano praticamente alla luce del sole. Ciò oltre a denotare una considerevole pericolosità sociale e assenza di freni inibitori, annulla i margini per una prognosi favorevole circa la possibilità che gli indagati si astengano, nel futuro, dal commettere reati della stessa indole". Il giudice ha quindi disposto le misure cautelari ritenendo che altre misure "non sarebbero idonee a recidere i legami tra di loro e con contesti dediti soprattutto ad analoghi crimini, nell'ambito dei quali potrebbero facilmente continuare a porre in essere condotto illecite".



Ma l’inchiesta, a quanto pare, non sarebbe conclusa. Le indagini potrebbero infatti avere ulteriori risvolti. Al momento sono 77 gli indagati. Probabile quindi che nei prossimi giorni potrebbero esserci ulteriori sviluppi della vicenda.