«Una grande mobilitazione in primavera come quella del 25 febbraio scorso con delegazioni da tutti i Comuni della Tuscia perché questa è una questione per noi esistenziale».

Lo ha detto il presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre Famiano Crucianelli, nell’incontro di ieri al teatro comunale di Canino, con il tutto esaurito dentro e fuori, in cui è stato fatto il punto sull’iter e le azioni previste per il rischio della scelta di un sito idoneo nella Tuscia. Sul palco hanno preso la parola all’incontro, moderato dal professor Angelo Di Giorgio, il sindaco di Canino Giuseppe Cesetti; i consiglieri regionali Enrico Panunzi, Daniele Sabatini e Giulio Zelli; Famiano Crucianelli (coordinatore di Tuscia in Movimento, manifestazione di Corchiano contro il Deposito e presidente Biodistretto Via Amerina e Forre); Alessandro Romoli, presidente della Provincia di Viterbo; Luisa Ciambella (Lista Rocca presidente); Eugenio Cesarini (presidente comitato Canino contro Deposito e assessore comunale), Francesco Rosi (presidente Comitato Maremma Viva). In platea tutti i sindaci dei Comuni dei siti idonei e anche di quelli non idonei. Luisa Ciambella ha ricordato le ultime dichiarazioni del presidente della Regione Rocca sul Deposito nella Tuscia per cui «non se ne parla». Il presidente Romoli ha puntato «sull’uscita dalle logiche politiche su temi che interessano tutti i cittadini del nostro territorio». Zelli ha ricordato il no «inequivocabile della Regione Lazio al Deposito», mentre Panunzi ha puntato sulla necessità di «fare massa critica, perché più siamo e più otteniamo» e precisato che «come Ustica anche per il Deposito hanno secretato tutto». Il consigliere Sabatini ha detto che «ci siamo presi la responsabilità di portare questo tema in ogni sede, anche in Europa, perché tutti abbiamo compreso la delicatezza e complessità di questo fatto che coinvolge tutti».

«La scelta sulla localizzazione della sede del Deposito nazionale di scorie nucleari sarà attuata entro il 2026 e sarà una presa di posizione all’80% politica», ha detto Angelo Di Giorgio. Tra i motivi elencati per un no tecnico ai 21 siti della Tuscia gli oltre 300 pareri contrari di esperti alle modalità con cui sono stati scelti da Sogin i siti idonei “su carte vecchie di 30 anni”; quindi motivi sanitari (“la Tuscia è prima nel Lazio e 11° in Italia per tumori diffusi”); motivazioni di geolocalizzazione (“impianti fotovoltaici per il 78% nella Tuscia per il Lazio”); rischi sismici; rischi per l’inquinamento delle acque; l’impatto sociale “devastante” e l’incoerenza con la promozione di Biodistretti e aree protette nella Tuscia. Quindi gli ultimi numeri sulla vicenda: «9 siti su 51 sono stati classificati come i più idonei, di questi 5 sono nella Tuscia di cui 3 a Montalto (di cui 2 in comune con Canino) e 2 a Corchiano: quindi c’è oltre il 50% di probabilità che nella Tuscia si abbia il Deposito», ha detto Di Giorgio.