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CIVITAVECCHIA – Detenuti pubblicano un video girato in cella su TikTok ma un agente penitenziario riconosce la stanza e scatta la perquisizione. Il fatto è accaduto nel carcere di Borgata Aurelia con il video che è rimasto online per sei ore, fino a quando l’agente ha riconosciuto la cella detentiva in cui erano stati girati due brevi video ed è stata predisposta nell’immediato una perquisizione straordinaria nell’intera sezione detentiva.
In questo modo la Polizia Penitenziaria ha ritrovato due telefoni cellulari perfettamente funzionanti in uno dei quali erano anche rimasti in memoria i due video apparsi sul social network.
A raccontare la vicenda è il coordinatore regionale Ciro Di Domenico, della FP CGIL Polizia Penitenziaria che spiega: «Non è certo la prima volta che detenuti riescono a pubblicare dei video registrati all’interno di un carcere ma stavolta, la capacità di osservazione e controllo palmo a palmo della Polizia Penitenziaria di ogni cella detentiva, ha permesso l’individuazione quasi immediata del locale ripreso nei due video apparsi sul social network».
Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria aggiunge: «L’utilizzo di telefonini in carcere non è, come qualcuno si ostina a sminuire, un banale mezzo per rimanere in contatto con i propri cari, ma è sia uno strumento di controllo e sopraffazione dei detenuti più pericolosi nei confronti dei più deboli, sia un pericoloso strumento per dare ordini o gestire traffici illegali all’esterno, continuando a mantenere il proprio status criminale nonostante la detenzione. Anche un banale video postato sui social network deve far riflettere quanto sia ancora diffusa la presenza di telefoni collegati anche ad internet all’interno delle carceri italiane. La soluzione non è la schermatura delle carceri perché ci potrebbero anche essere problemi per la salute dei Poliziotti, quanto quella di potenziare la tecnologia per il ritrovamento dei telefoni e altre apparecchiature, ma ancora prima impedirne l’accesso stesso. Va riconosciuto anche il merito – conclude – al Nucleo Investigativo Centrale (NIC) della Polizia Penitenziaria e a tutto il personale delle diramazioni regionali (NIR) per il monitoraggio e le indagini svolte anche in questo settore».
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