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«Se dopo 31 anni siamo ancora qui a ricordare uomini come mio marito Antonio ma anche il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli altri della scorta, Vito Schifani e Rocco Dicillo, vuol dire che abbiamo vinto».
A parlare è Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, caposcorta del magistrato Falcone che, insieme a sua moglie Silvia Morvillo e la scorta saltarono in aria il 23 maggio del 1992 sull’autostrada Palermo-Trapani all’altezza di Capaci. La testimonianza di Tina Montinaro è iniziata a piazza del Plebiscito per commemorare, insieme alla sindaca Chiara Frontini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, il questore Fausto Vinci e il vicario del prefetto Andrea Nino Caputo, i resti della Quarto Savona 15 in mostra in una teca a piazza del Plebiscito a Viterbo.
L’auto che portava la scorta di Falcone e Antonio Montinaro, una Fiat Croma blindata, fu devastata dall’esplosione poco prima delle 18 di quel maledetto 23 maggio 1992: la polizia di Stato ha voluto preservarla come ricordo e messaggera di legalità. Tina Montinaro da 31 anni gira per l’Italia, spesso con la Quarto Savona 15 al seguito (nome in codice di allora del mezzo) per parlare ai giovani di legalità, «che parte dalle piccole cose di tutti i giorni». Tina Montinaro ha presentato il suo libro “Non ci avete fatto niente”, rivolto ai giovani ed a chi crede nei principi che ispirarono l’azione di suo marito e del giudice Falcone. E’ stata intervistata dalla sindaca Chiara Frontini in piazza della Repubblica e ha ricordato la figura di Antonio Montinaro, che conobbe nel 1986 e che sposò subito fino a quel tragico giorno di maggio. Pochi anni che, però, sono bastati per una lezione di vita unica. «La giornata è stata bellissima – dice la signora Montinaro – Io giro tanto ma dopo 31 anni, se siamo qui a Viterbo a ricordare quegli uomini, vuol dire che tanti sanno ancora chi erano e questo ti rincuora e ti dà lo stimolo per continuare. Ho conosciuto Antonio nel 1986 a Palermo per il maxiprocesso alla mafia, ci siamo conosciuti e sposati subito. In questi 5 anni che sono stata con lui sono stata con un uomo e poliziotto meraviglioso che mi ha insegnato tante cose e devo dire che è stato talmente grande che, dopo tanti anni ancora, lui continua a riempirmi la vita. Il titolo del libro “Non ci avete fatto niente” è proprio per questo, se dopo 31 anni abbiamo qui i resti della macchina dove dentro c’era Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, significa che abbiamo vinto noi e la Quarto Savona 15 continua a camminare». Sul rapporto tra suo marito ed il giudice Falcone, Tina Montinaro spiega che lui «non parlava a casa di Falcone per rispetto, per lui il dottor Falcone era una persona preziosa e per questo andava protetto. Diceva sempre che ho messo la mia vita a disposizione per lui ed è quello che ha fatto fino alla fine. Antonio parlava molto di quei cambiamenti di cui accennava spesso Falcone e, per questo, ha dato la sua vita». Sulla società contemporanea e la situazione della legalità Tina Montinaro ha detto che »la società civile è cambiata, vado nelle scuole per questo impegno di parlare a tanti giovani ma aspettiamo ancora la verità, siamo a 30 anni di processi e non sappiamo ancora perché è stato ucciso il dottor Falcone». Viterbo? «E’ la seconda volta che ci vengo – conclude Montinaro – ci sono stata qualche anno fa sempre per Ombre Festival, ora però ci sto da più tempo e devo dire che mi piace molto, così come i viterbesi e vi ringrazio per essere stati in tantissimi alla presentazione del libro».