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La provincia di Viterbo è coinvolta nell’indagine su frodi fiscali su false fatture condotta dal comando provinciale della guardia di finanza di Catania. Un giro, secondo i finanzieri, negli ultimi 5 anni di oltre 56 milioni di euro di imponibile e oltre 13 milioni di Iva, che avrebbe garantito profitti illeciti per oltre 8 milioni di euro, la metà dei quali distribuita agli organizzatori sotto forma di compensi professionali, stipendi, rimborsi spese. Le fiamme gialle, al termine di complesse indagini coordinate dalla Procura etnea, hanno eseguito 15 ordinanze cautelari nelle province di Catania, Caltanissetta, Messina, Siracusa, Ragusa, Trapani, Cosenza, Vibo Valentia, Napoli, Roma, Viterbo e Varese . Due persone sono finite in carcere, 4 ai domiciliari, mentre per altre 9 il gip di Catania ha disposto provvedimenti interdittivi. Insieme ad altri 14 indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti (Foi), dichiarazione dei redditi infedele e fraudolenta mediante l’utilizzo di Foi nonché indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti. Dalle indagini sarebbe emerso un “diffuso sistema di frodi fiscali”, realizzato attraverso la creazione di consorzi di imprese con il solo scopo di operare la somministrazione illecita di manodopera a favore delle aziende clienti, celata sotto forma di falsi appalti di servizi. I finanzieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di 28 società commerciali coinvolte nella frode fiscale nonché di disponibilità finanziarie, di beni mobili e immobili riconducibili ai principali indagati per un valore complessivo di oltre 8,2 milioni di euro.