CERVETERI – Alla fine mettere a posto il depuratore di Campo di Mare è costato quasi 120mila euro. Questa la spesa finale votata in consiglio comunale al Granarone e inserita come debito fuori bilancio per una questione di emergenza ambientale. In tanti ricordano quando in piena estate i militari della Capitaneria di Porto erano piombati all’improvviso in via Navigatori Etruschi affiggendo i sigilli all’impianto perché in tilt. Eppure è emerso successivamente sia dalle attività investigative che dalle richiesta della ditta privata che si occupa della manutenzione, nel periodo di maggio il comune etrusco era stato in un certo senso messo in guardia dalle anomalie. Con una spesa decisamente minore, non oltre le 40mila euro, si sarebbero potuto ovviare i problemi. Un rischio che alla fine comportato poi il sequestro, un avviso di garanzia e una multa da 6mila euro a un funzionario per il reato di inquinamento. «Si sarebbe risparmiato tantissimo – commenta Luca Piergentili, consigliere comunale di opposizione – questa storia fa capire come l’amministrazione abbia gestito una vicenda così delicata dal punto di vista ambientale. Io non ero presente in aula e non ho votato per questo debito fuori bilancio». In realtà in blocco la minoranza ha lasciato la palla alla maggioranza. Dei quattro esponenti di opposizione presenti nella massima assise, tutti e quattro contrari: Luigi Bucchi, Salvatore Orsomando, Gianluca Paolacci e Lamberto Ramazzotti. Sul lato della funzionalità o meno del depuratore, su richiesta della Procura di Civitavecchia, la guardia costiera ha messo al corrente già lo scorso dicembre il Granarone del ripristino e alla regolarità del depuratore, oltre che della rimozioni di alcuni rifiuti abbandonati. Da quanto poi ricostruito nelle vasche si erano accumulati dei fanghi inattivi e questa inefficienza ha causato l’inquinamento. L’indagine è stata portata avanti dal comandante, Cristian Vitale, che aveva ricevuto molte segnalazioni relative a miasmi sul lungomare e nella zona del fosso Zambra nel periodo di luglio. Poi il blitz vero e proprio e i sigilli posti al cancello con il primo cittadino costretto pure ad estendere l’ordinanza di divieto della balneazione alla foce del fosso di ulteriori 100 metri rispetto ai 250 esistenti.

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