LADISPOLI - Antonio Ciontoli aveva un telefono di servizio, ma da quell’apparecchio non ha effettuato alcuna chiamata. 

Almeno non nell’ora trascorsa dal momento in cui ha sparato a Marco Vannini, fino a quando non è stato portato al posto di primo soccorso di Ladispoli.

Questo è quanto sarebbe emerso da quei tabulati telefonici e riportato da Mecenate Tv che tanto hanno fatto discutere nel corso dell’ultima udienza e che ha fatto ipotizzare al legale della famiglia Vannini, l’avvocato Celestino Gnazi, una possibile regia esterna su come Ciontoli avrebbe dovuto comportarsi dopo il aver esploso il colpo.  Ipotesi che dunque a questo punto non starebbe più in piedi però, perché, se verrà confermato anche in aula il fatto che quel telefono di servizio c’è ma non ha effettuato nessuna chiamata, quella regia non ci sarebbe stata.

Resta il fatto che la Procura però starebbe anche eseguendo l’anagrafe di quel numero, ovvero capire se quel 333 possa essere riconducibile ad Antonio Ciontoli. Sembrerebbe infatti che quel telefono, la notte del 17 maggio, giorno dell’omicidio Vannini, non fosse proprio in uso.