CIVITAVECCHIA – Il Comitato parenti Madonna del Rosario di Civitavecchia ha protocollato, tramite l'avvocato Norma Natali, l'opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini scattate dopo le 16 denunce-querele presentate nell'aprile 2020 dai familiari dei degenti della Rsa, primo grande focolare Covid che ha visto 22 vittime. Un dramma che fece molto discutere perché, come spiega Antonio Burattini dell'associazione Anchise e presidente del Comitato, “su 42 positivi ci furono ben 22 decessi, su un totale di 59 persone presenti inizialmente in una struttura dove, ricordo, fino al 4 marzo noi parenti potevamo entrare, dal 5 in poi no. Dopo pochi giorni si iniziò a parlare di 55 persone perché il 9 e l'11 ci furono due decessi, un altro il 21 a Roma e un paziente fu invece ricoverato”.

Dopo la prima metà di marzo la struttura fu suddivisa in piani, al primo e al secondo i positivi e al terzo i negativi. Tra i contagiati anche moltissimi operatori. “Noi – hanno spiegato Burattini e Natali – vogliamo capire cosa sia successo esattamente in questo periodo, se siano state rispettate tutte le normative in tema di distanziamento e utilizzo di Dpi e come sia stata effettuata la rotazione degli operatori sanitari, visti i pochi rimasti operativi in quel momento”. Proprio per questo, spiega l'avvocato Natali, “abbiamo anche richiesto, oltre alle cartelle cliniche di Spallanzani e Gemelli per capire in che condizioni siano arrivati i pazienti inviati dalla Rsa a Roma per ricoveri, anche i cartellini dei lavoratori e le buste paga per verificare, carte alla mano, tempistiche, ore e malattie”.

Ora l'opposizione è stata depositata e l'avvocato Natali si aspetta che “il Pubblico ministero Roberto Savelli, tenendo anche conto di come si è invece mosso sull'inchiesta parallela riguardo un'altra Rsa cittadina dove si è invece chiesto il rinvio a giudizio per due persone, e il Gip tengano conto di tutto quello che non è stato fatto. Ritengo che seguendo la strada che abbiamo tracciato arriveremo alla verità che è l'unica cosa che a noi importa”. Burattini ha voluto ribadire la sua vicinanza al personale della struttura che “secondo noi è vittima tanto quanto i pazienti, non sono certo loro i responsabili”.

LA NOTA – Il Comitato parenti Madonna del Rosario Civitavecchia scrive: “In data odierna, su proposta dell’avvocato Norma Natali è stata protocollata presso la Procura della Repubblica di Civitavecchia, l’opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini, rispetto alle 16 denunce/querele presentate nel mese di Aprile 2020. Ricordiamo che, presso la struttura Madonna del Rosario di proprietà della Società GIOMI Srl, sono morte 22 persone nei mesi di marzo ed aprile 2020, ciò secondo noi è accaduto perché all’interno della struttura non sono state applicate le Leggi e le Normative emanate sia dal Ministero della Salute, sia dalla Regione Lazio. La mancanza di DPI (mascherine, tute, ecc. ) e la mancata distanza di sicurezza tra pazienti e operatori ( così detto distanziamento) ha contribuito alla diffusione del virus, causando anche la gravissima carenza di personale sanitario, che non ha potuto assistere adeguatamente i degenti della struttura, ricordiamo che tutti i degenti arrivati in ospedale o trasferiti presso altre strutture, a valle della guarigione, sono arrivati denutriti e disidratati, in condizioni precarie sia fisiche che psichiche, poiché non tutti potevano avere contatti telefonici con i propri familiari. Ribadiamo ancora una volta, che il personale dipendente della struttura (Infermieri, operatori ecc. ) è stato sempre difeso da noi e sempre lo sarà, in quanto vittime anche loro del sistema, va tutto il nostro ringraziamento per quello che hanno fatto nei confronti dei nostri cari, con attenzioni continue, come se fossero loro cari, molti li chiamavano “ Zia/o” “ Nonna/o “, erano i loro riferimenti al posto nostro. In questa triste vicenda non dobbiamo dimenticare che le strutture “ RSA “ sono accreditate dalla Regione Lazio e sono parificate a strutture pubbliche a tutti gli effetti, per cui un ruolo fondamentale lo doveva avere la Asl Roma 4 che è tenutaria della gestione dell’Accreditamento, del controllo, della sorveglianza e che la struttura rispetti le Leggi e le Normative in vigore. Noi crediamo che ciò non sia avvenuto, questo è confermato dalla matematica: 42 positivi per 14 stanze, la norma prevedeva massimo 2 persone per stanza. Nella nota della Procura leggiamo: considerato che le misure adottate per affrontare il Covid erano rispondenti al Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, del 14.03.2020 e 24.03.2020, del D.L. 17.03.2020 n. 18 e Circolare del Ministero Salute n. 14915 del 29.04.2020; che, pertanto la notizia di reato è infondata. Noi parenti delle persone che sono decedute perché positive, presenti nella struttura o tutte quelle che sono riuscite a salvarsi e subire traumi psicologici importanti, vogliamo giustizia affinché ciò non accada più, chi ha causato per negligenza, imperizia o solo per il vile denaro, non deve più fare questo”.

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